La psicologia conosce bene e da lungo tempo una sofferenza dei bambini che viene chiamata "ansia di separazione".
Ansia che può presentarsi anche in bambini piccoli, pur se molte osservazioni cliniche riguardano età verso gli 11-12 anni.
Nucleo centrale è l'ansia provocata dalla separazione dei genitori e il conseguente timore di non sapere in quale casa vivere, con chi e in quale "clima" familiare.
Spesso quest'ansia viene percepita in maniera indiretta e secondaria, dato che il bambino o la bambina iniziano a manifestare disagio rispetto alla scuola che, di fatto, è il loro "lavoro" quotidiano.
Parliamo ovviamente di situazioni protratte nel tempo, con caratteristiche strutturali, dato che momenti di difficoltà verso la scuola o ansia di separazione, fanno parte del vivere di ogni essere umano, in relazione con altre figure, anche genitoriali.
Dato che i genitori perfetti non esistono (per fortuna), non esistono nemmeno figli o figlie perfetti...
In tali situazioni è anche possibile che si manifestino sintomi psicosomatici nei bambini e ciò potrebbe paradossalmente allertare con maggiore efficacia taluni genitori.
Va da se che la reazione dei genitori, separati o conviventi, può fare la differenza rispetto a tale sofferenza.
Se la reazione dei genitori implica il farsi carico della difficoltà, soprattutto condividendo il "peso" di interventi di rassicurazione sul bambino, l'ansia potrebbe tornare a livelli tollerabili da parte del bambino.
Sappiamo però che tale contingenza, in coppie conflittuali, può incrementare il livello di rabbia e svalorizzazione dell'altro genitore, colpevolizzato "unilateralmente" per quanto accade.
Così si butta benzina sul fuoco della sofferenza del bambino, e Gardner ce lo ha insegnato bene, in breve tempo l'alienazione di un genitore è cosa fatta e la PAS si può "installare" a pieno diritto.
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