Il Training Autogeno

Tra le tecniche di rilassamento, il Training Autogeno di Schultz si presenta tra le più elettive perché interessa il corpo nella sua immediatezza e completezza.

L’allenamento continuo dei sei esercizi base, la riappropriazione del proprio vissuto corporeo e delle sensazioni ad esso legate, producono uno stato di benessere con recupero delle energie, sia dal punto di vista psichico che fisico.
Per descrivere in cosa consiste questa tecnica è opportuno partire dal significato stesso delle due parole, “Training” ed “Autogeno”.
Per “Training” si intende allenamento nel senso di apprendimento graduale e sistematico dei sei esercizi base con lo scopo di produrre modificazioni spontanee a livello muscolare, della funzionalità vascolare, dell’attività cardiaca e polmonare, dell’equilibrio neuro vegetativo e dello stato di coscienza.
Il termine “Autogeno” vuole mettere in risalto come le modificazioni psichiche e somatiche vengono sperimentate autonomamente dal praticante, adattando il metodo alle proprie esigenze.
In generale, la pratica del Training Autogeno influenza varie funzioni dipendenti dal Sistema Nervoso Vegetativo quali la respirazione, la circolazione del sangue ed il metabolismo.
Inoltre, consente di mutare il tono dell’umore ed attenuare gli stati emotivi e l’ansia, portando ad un sempre maggiore grado di distensione, benessere ed equilibrio psicosomatico. Permette, infatti, di combattere lo stress, le tensioni muscolari e psichiche, la mancanza di energia, l’ansia e le sue somatizzazioni organiche.
I SEI ESERCIZI BASE: l’esperienza della pesantezza, l’esperienza del calore, l’esperienza del cuore, l’esperienza del respiro, l’esperienza del plesso solare, l’esperienza della fronte fresca.
Nell’apprendimento in gruppo, il conduttore tramite le sue parole invita i partecipanti a porre attenzione all’esperienza in esame, es. la pesantezza.
Saranno poi i partecipanti a sperimentare nel loro corpo quanto evocato, per poi raccontare, al termine dell’esercizio, quanto hanno vissuto e memorizzato.
Così via per i sei esercizi base, che andranno ripetuti a casa per un migliore e più proficuo allenamento. 

Il Role Playing


IL ROLE PLAYING
“Giocare significa allenarsi alla vita, cioè provare in una situazione protetta le difficoltà della vita che, dette in un linguaggio più preciso, sono in gran parte determinate dalla relazione esistente tra l’individuo e la società”.
Enzo Spaltro, 1975

Il Role Playing consente di:

  • −  sviluppare le capacità di comunicare e gestire le relazioni
    interpersonali;
  • −  migliorare le capacità di ascolto e di comprensione dei
    punti di vista degli altri;
  • −  saper osservare e analizzare i comportamenti altrui;
  • −  sviluppare la capacità di mediazione e negoziazione;
  • −  apprendere strategie per affrontare situazioni lavorative
    complesse.
    Questa tecnica consente ad ogni partecipante di conoscere i bisogni soggettivi e le “difese” psicologiche che ciascuno di noi porta all’interno di un gruppo:
    -esempi di bisogni: bisogno di identità, comprensione e riconoscimento;
    -bisogno di fidarsi, di essere rassicurato;
    -bisogno di essere accettato;
    -bisogno di coesione e familiarità.
    Il Role playing si propone di simulare una situazione reale accaduta o prevista, allo scopo di far conoscere ai partecipanti, attraverso il gioco della parte assegnata e di fronte ad altri, le relazioni che si stabiliscono in un’attività caratterizzata da un importante processo di comunicazione.
Il gruppo dei partecipanti si divide in due parti: alcuni interpreteranno dei personaggi in una situazione realistica della vita lavorativa, altri osserveranno la loro azione; ciò non significa che “attori” e “spettatori” abbiano funzione nettamente diversa: ambedue le categorie devono “osservare ciò che succede” ed elaborare l’osservazione allo scopo di comprendere il sistema di relazione e comunicazione si realizza. Ai partecipanti che fungeranno da “attori” verranno assegnate delle “parti” che definiscono il loro ruolo nella situazione che si vuole ricreare; a tutti sarà dato uno scenario che definisce il contesto nel quale l’azione si sviluppa.
Naturalmente non si tratta di mettere in scena una “pièce teatrale”, quanto di far interagire delle personalità. Le “parti” conterranno anche alcune indicazioni su come iniziare il “gioco” e come condurne alcuni aspetti, ovvero sulle caratteristiche e sulle modalità comportamentali del ruolo assunto; la parte maggiore del lavoro sarà però lasciata all’improvvisazione.
E’ utile e didattico anche consentire agli “attori”, dopo un po’ di tempo che giocano la loro parte, scambiare le posizioni tra i due partecipanti, ovvero mettersi nei “panni dell’altro”.
Conclusa l’esperienza di Role Playing, il conduttore e tutto il gruppo riportano le loro osservazioni e ne discutono assieme: è importante che tutti “dicano la loro”, e che anche gli “attori” riportino le loro impressioni, emozioni, scelte e difficoltà relazionali.

Un po’ di teoria sul Role Playing:
“Il Sé nasce dai ruoli”: il comportamento e, di conseguenza, la nostra identità si strutturano attraverso configurazioni di ruoli che noi giochiamo-interpretiamo a seconda delle varie situazioni”.
“Identità e comportamento sono, tra loro, in una relazione ricorsiva: il comportamento causa l’identità che, a sua volta, causa il comportamento”.
“Il ruolo è la forma operativa che l’individuo assume come risposta ad una determinata situazione”
Jacob Levy Moreno
Queste citazioni da Jacob Moreno, connettono molto bene comportamento manifesto, ruoli e identità personale.
Il Role Playing è uno strumento dinamico, vivo, che ben si presta per consentire ad ogni persona di conoscere qualcosa di più di sé stessa, della propria identità pur utilizzando la recita di situazioni tipicamente lavorative- professionali.
È una metodologia didattica mirata all’acquisizione di competenze relazionali (saper essere) connesse ad un profilo professionale. Le competenze relazionali aiutano nella comunicazione, nella gestione di un gruppo, nell’affrontare i conflitti e nel perseguire obiettivi singoli o nel lavoro di squadra.

IL ROLE PLAYING può essere:
LIBERO: si stabiliscono solo i ruoli e il contesto lasciando liberi gli attori nella gestione dell’interazione comunicativa;

SEMI-STRUTTURATO: si indica in modo dettagliato il contesto e la situazione psicologica dei ruoli giocati e si accenna il nodo problematico.
Al termine del lavoro di Role Playing, si introducono i partecipanti ad un processo via via più approfondito di riflessione sull’esperienza, sia sperimentata che osservata.