Le statistiche ci dicono che sempre più coppie, con o senza figli si separano o divorziano. Mi interessa, in questo caso, scrivere delle coppie i cui figli si trovano nel mezzo di tali eventi, spesso poco preparati ad affrontarli.
Intendiamoci, non desidero dare connotazioni morali o religiose, rispetto alla scelta di separarsi o meno, desidero affrontare la questione dal punto di vista psicologico e dalla parte dei figli.
Un primo dato che mi colpisce è quanto poco i genitori si sentano "in dovere" di comunicare quanto sta succedendo in casa, se non a cose fatte...! Capisco bene che sia difficile intavolare un discorso compiuto con i figli su quanto sta accadendo tra papà e mamma, soprattutto se i figli sono bambini o ragazzini, quindi molto vulnerabili emotivamente (anche se dotati di iPad, iPhone e iqualche cosa...).
Spesso nei colloqui con coppie in crisi, assisto a tristi palleggiamenti di colpe che inevitabilmente ricadono nella frase: "Adesso LO DICI TU ai ragazzi che ci separiamo, mica lo DEVO DIRE IO..."
Cerco allora di fare comprendere ai genitori che, se vogliono davvero bene ai loro figli, tali frasi sono veleno. I figli hanno impellente bisogno di sentire che entrambi i genitori non faranno mai mancare il loro amore e la loro premura, gli affari di coppia devono rimanere qualcosa tra i genitori stessi.
E' decisamente importante che i genitori, con le parole che vorranno o potranno dire, esprimano il dolore per la separazione imminente, rassicurando al contempo i ragazzi che ci saranno sempre per loro.
Anche qui, non basta certo una sola comunicazione "ufficiale" tutti attorno al tavolo della cucina, per risolvere la questione...
Consiglio sempre ai genitori di ipotizzare molti momenti in cui tutti assieme o separatamente, è possibile parlare di quanto avviene, per consentire ai figli di dire della loro paura, dello sconcerto e della rabbia, per le scelte dei genitori.
Molti genitori si butterebbero dall'aereo senza paracadute piuttosto che affrontare questi angosciosi momenti, e fare il genitore, come diceva Freud è un mestiere "impossibile".
Evito naturalmente di parlare di quei mezzucci, spesso utilizzati da taluni genitori, come usare l'alibi del lavoro che impegna tantissimo, o comperare il bene dei figli con regali, viaggi ecc. per mostrare che l'altro genitore si interessa poco ai ragazzi.
Diciamo di essere ancora all'interno di una "fisiologia" della separazione tra genitori, quando padre e madre, pur non amandosi più, riescono a "tenere" aperto un canale di comunicazione, nel pensiero del bene comune rappresentato dai figli.
"Fisiologia" della separazione che può comportare naturalmente tensioni o diversità di vedute sull'educazione dei figli, del resto non ne sono esenti nemmeno le coppie "non separate".
Il punto nodale è se i genitori sono capaci di mantenere le tensioni nelle loro menti, senza passare ad azioni concrete, e farle ricadere sui figli, usati come ambasciatori, alleati o peggio ancora ostaggi.
Credo proprio che una della attività più importanti per uno psicologo, ai giorni nostri, possa essere la consultazione con dei genitori disponibili a cercare assieme a lui dei sentieri per preservare i figli dal trauma della separazione degli adulti, a dimostrazione che se l'amore di coppia finisce o si trasforma, quello per i figli può essere vissuto ancora appieno.
Cerco allora di fare comprendere ai genitori che, se vogliono davvero bene ai loro figli, tali frasi sono veleno. I figli hanno impellente bisogno di sentire che entrambi i genitori non faranno mai mancare il loro amore e la loro premura, gli affari di coppia devono rimanere qualcosa tra i genitori stessi.
E' decisamente importante che i genitori, con le parole che vorranno o potranno dire, esprimano il dolore per la separazione imminente, rassicurando al contempo i ragazzi che ci saranno sempre per loro.
Anche qui, non basta certo una sola comunicazione "ufficiale" tutti attorno al tavolo della cucina, per risolvere la questione...
Consiglio sempre ai genitori di ipotizzare molti momenti in cui tutti assieme o separatamente, è possibile parlare di quanto avviene, per consentire ai figli di dire della loro paura, dello sconcerto e della rabbia, per le scelte dei genitori.
Molti genitori si butterebbero dall'aereo senza paracadute piuttosto che affrontare questi angosciosi momenti, e fare il genitore, come diceva Freud è un mestiere "impossibile".
Evito naturalmente di parlare di quei mezzucci, spesso utilizzati da taluni genitori, come usare l'alibi del lavoro che impegna tantissimo, o comperare il bene dei figli con regali, viaggi ecc. per mostrare che l'altro genitore si interessa poco ai ragazzi.
Diciamo di essere ancora all'interno di una "fisiologia" della separazione tra genitori, quando padre e madre, pur non amandosi più, riescono a "tenere" aperto un canale di comunicazione, nel pensiero del bene comune rappresentato dai figli.
"Fisiologia" della separazione che può comportare naturalmente tensioni o diversità di vedute sull'educazione dei figli, del resto non ne sono esenti nemmeno le coppie "non separate".
Il punto nodale è se i genitori sono capaci di mantenere le tensioni nelle loro menti, senza passare ad azioni concrete, e farle ricadere sui figli, usati come ambasciatori, alleati o peggio ancora ostaggi.
Credo proprio che una della attività più importanti per uno psicologo, ai giorni nostri, possa essere la consultazione con dei genitori disponibili a cercare assieme a lui dei sentieri per preservare i figli dal trauma della separazione degli adulti, a dimostrazione che se l'amore di coppia finisce o si trasforma, quello per i figli può essere vissuto ancora appieno.
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