Spesso alcune persone mi chiedono come si fa a capire se lo psicologo da cui si sta andando per delle sedute terapeutiche è "bravo" o meno...
Domanda difficile che mi fa sorridere, ma che in qualche modo presuppone una risposta, dato che chi pone l'interrogativo ha pieno diritto di chiedersi ciò!
Proviamo a indicare almeno qualche elemento generale.
Anzitutto al tempo di Internet è possibile avere informazioni, dati, curriculum e, talvolta, addirittura filmati del professionista preso in esame.
Questo però non ci dice nulla della capacità professionale dello psicologo, magari ci fa capire molto del buon web master cui si è affidato per il proprio sito web...
Anche le foto sono talvolta divertenti: colleghi dal viso tenebroso, assorti o con lo sguardo verso l'infinito. Molte colleghe sembrano star del cinema, in pose un po' vamp, altre ahimè mostrano "terribili" foto probabilmente usate per il vecchio passaporto!
La mia, guarda caso (mi sono occupato per anni di disturbi alimentari) è stata fatta in una vecchia osteria milanese, prima di una cena tra colleghi per i saluti pre-vacanzieri.
Passando alle cose serie, osservate bene i titoli accademici e post laurea, il percorso di studi per fare lo psicologo è lungo e non ammette sconti o operazioni fai da te.
Lo psicologo laureato non è ancora psicoterapeuta se non procede con gli studi e segue una scuola di formazione alla psicoterapia, allo stato attuale della legge 56/1989 sono quattro anni ancora, minimo.
E qui iniziano i guai, scuole di psicoterapia ce ne sono tantissime, a livello nazionale o locale, che fanno riferimento a importanti personaggi della clinica psicologica (Freud, Jung, Lacan...) o a impostazioni tecniche diverse (analitiche, comportamentali, cognitive...) o si rivolgono all'età dei soggetti (infanzia, adolescenza...) o modalità di lavoro (individuale, coppia, famiglia, gruppo), e poi mille altre sfaccettature più o meno serie.
Ai miei tempi (ho fatto Psicologia a Padova quando in Italia c'erano solo due facoltà di Psicologia), lo psicologo si occupava di tutto. Ovvero se una persona, uomo, donna, coppia, giovane o senior si rivolgeva a lui, quale che fosse la sofferenza espressa, si iniziavano sedute per permettere alla persona di vivere meglio.
Oggi abbiamo Psicologi per ogni disturbo: difficoltà del sonno dei bimbi, fobie, disturbi alimentari, mobbing lavorativo, psicodiagnosi, tentato suicidio negli adolescenti ecc...
Ammetto che, con tutto il rispetto, queste mille specializzazioni mi lasciano perplesso, lo Psicologo dovrebbe potere lavorare con chiunque, dato che il processo terapeutico riguarda degli esseri umani, donne o uomini, junior o senior, individui o coppie...
Non nego che avere esperienza di un certo ambito (ad esempio i disturbi alimentari) è positivo per quel tipo di sofferenza ma possono ottenere ottimi risultati anche psicologi non "specializzati" capaci, quello si, di mettersi in gioco con il loro paziente.
Mi ricordo un episodio di quando ero giovane tirocinante al reparto psichiatrico dell'Ospedale Niguarda di Milano: nel corso della riunione dei casi da discutere tra i medici del reparto ed il primario, per definire la terapia farmacologica di un paziente grave, si era accesa una disputa tra alcuni giovani psichiatri sul farmaco più indicato per ridurre il delirio di quel giovane paziente.
Nel bel mezzo della discussione il medico internista, consulente per il reparto psichiatrico, aveva interrotto la dotta discussione dei giovani medici per dire: "Cari colleghi il ragazzo delira perché ha la polmonite e una febbre da cavallo, nessuno di voi lo ha visitato, a parte me, e prima degli psicofarmaci pensate a dargli antibiotici, siete psichiatri ma ancora prima dovreste ricordare di essere medici..."
Oltretutto, e immagino che molti colleghi non apprezzeranno ciò che vado a scrivere, le offerte di formazione (scuole di psicoterapia e corsi di specializzazione) per giovani psicologi sono un gran bel business.
I costi delle scuole di psicoterapia oggi sinceramente sono troppo elevati e molte materie sono proposte tanto per fare "volume" e giustificare i costi citati.
Quindi, non lasciatevi ingannare da tante specializzazioni, da corsi di ogni genere ed iscrizioni ad associazioni. Un modo però efficace c'è per "testare" lo psicologo: andate da lui, fissate un appuntamento, raccontate della vostra sofferenza e ascoltate bene ciò che la "vostra pancia" vi dice nel mentre e dopo l'incontro.
Penso utile almeno fare tre-quattro sedute di reciproca conoscenza, definire tempi e costi, e lasciare che la "vostra pancia" vi indichi se insieme è possibile lavorare o meno.
La "vostra pancia" è la traduzione emotiva di quanto l'incontro con lo psicologo ha fatto risuonare in voi, se vi siete sentiti ascoltati, compresi e avete colto curiosità, in lui, per la vostra storia e sofferenza.
Guardate che non è così scontato, ottimi professionisti sono dei ghiaccioli o sembrano venire da altri pianeti oppure parlano come oracoli...
Del resto la prima istanza di un paziente è essere diffidente e sfiduciato (non a caso sta male), e non si vede perché dovrebbe dare fiducia "gratis" ad una persona che deve pagare per farsi ascoltare!
Qui sta allo psicologo riuscire, con cautela e rispetto, ad avviare una relazione potenzialmente terapeutica, tenuto conto che dapprima occorre capire ed attenuare la sfiducia del paziente nelle proprie capacità, affinché possa sperare che il lavoro con lo psicologo lo aiuti a stare meglio.
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