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Agli operai di un tempo ed ai ristoratori, si aggiungono gli operatori nel campo immobiliare, gli esercenti, i liberi professionisti, gli imprenditori, eccetera. Apprezzati e qualificati nei rispettivi settori lavorativi. Sono gli italiani a Nizza, ovvero gli oltre 30.000 nostri connazionali che si dedicano ad un'ampia gamma di lavori, a cui si aggiungono i turisti ed gli italiani che soggiornano nella città della Costa Azzurra durante le vacanze o per periodi limitati.
Riporto l'intervista che la Dr.ssa Angela Valenti Durazzo mi ha fatto per il suo Monaco Italia Magazine, giornale on-line in italiano, che segue gli eventi del Principato di Monaco e dei territori limitrofi.
Christian Estrosi, sindaco di Nizza, ha origini italiane ed è un sostenitore dei legami culturali, istituzionali e commerciali fra le due nazioni. Mentre girando per la città è inevitabile provare un moto di orgoglio quando si passa in Place Garibaldi, al centro della quale vi è la statua dell’eroe dei due mondi, nato a Nizza.
Sono molte, dunque oltre al Consolato Italiano a Nizza, la Camera di Commercio italiana e il Com.it.es, (Comitato italiani all’estero) le realtà e le iniziative di cui possono usufruire i nostri connazionali.
Ma come vivono gli italiani a Nizza? Quali sono gli stereotipi da sfatare sui cugini d’oltralpe e sui nostri connazionali all’estero? Ce ne parla, in relazione alla propria esperienza personale e professionale Massimo Felici, psicologo e psicoterapeuta milanese trasferitosi a Nizza con la moglie Cinzia nel settembre 2013.
“E’ la domanda che sempre mi pongono amici, colleghi e conoscenti italiani da quando siamo espatriati – spiega – sappiamo bene che la Costa Azzurra è conosciuta in tutto il mondo e sinonimo di vacanza, piaceri, buona cucina, offerte culturali e paesaggistiche di rilievo. Tutto vero ma, ovviamente, anche terra ove vivono spesso faticosamente tante persone, francesi e non, che nel corso degli anni hanno cercato, e talvolta, fatto fortuna”.
Dottor Felici, ci racconti innanzitutto perché ha deciso di trasferirsi a Nizza
Per la nostra famiglia non è un’esperienza nuova. Mia nonna ha vissuto 15 anni a Nizza dove aveva due negozi, uno di oggetti veneziani e l’altro di pizzi di Burano. Allo scoppio della guerra rientrò in Italia ma quando rimase vedova volle tornare a Nizza. Per quanto mi riguarda invece, dopo tanti anni di lavoro a Milano come psicoterapeuta, nel settembre del 2013 con mia moglie abbiamo deciso di trasferirci in questa città, dove continuo a fare la mia professione, sia con pazienti italiani a Nizza ed in Costa Azzurra, sia con quelli che seguo via Skype, a Milano o altrove. L’incontro con la Camera di Commercio Italiana di Nizza mi ha permesso di riprendere anche ad insegnare la lingua italiana ai francesi, di allestire seminari per le aziende associate, di occuparmi di eventi culturali ed intervistare persone italiane e francesi per il Blog della Camera di Commercio.
Quali sono, nonostante il supporto di enti ed istituzioni, i problemi che incontra al suo arrivo un italiano che vive e lavora nella città più grande della Costa Azzurra?
Stando alla mia pratica professionale sono principalmente due. La conoscenza non sufficiente della lingua francese può far si che la persona si senta svalorizzata. Infatti chi si trasferisce lo fa per avere più sicurezza dal lato economico, ma vi è anche una fatica di vivere legata all’apprendimento della lingua e all’adeguamento alle diverse abitudini. Occorre infatti per prima cosa rendersi conto che siamo a circa 40 chilometri dall’Italia ma non siamo in Italia. Entrare nella logica di un popolo straniero sebbene con i dovuti tempi e modalità. Un’altra situazione che si presenta con una certa frequenza è quella delle relazioni a distanza che possono degradarsi e finire.
E il terribile attentato del 14 luglio 2016, quali ripercussioni ha avuto in generale sulla popolazione?
L’atmosfera dopo quel giorno è stata a lungo pesante. La maggior parte delle persone, infatti, anche se non si trovava sul posto della strage, ha avuto parenti, amici o conoscenti coinvolti. Oppure ha visto l’accaduto anche se è riuscita a mettersi in salvo. Sicuramente molti hanno avuto bisogno di un sostegno psicologico, anche se devo dire che il Comune di Nizza, ha fatto molto per aiutare la cittadinanza nell’elaborazione del lutto ed anche le recenti celebrazioni del 14 luglio, festa nazionale francese, lo hanno dimostrato.
Ed oggi ?
Nessuno ha dimenticato ma oggi si vuole andare oltre. I primi tempi era difficile anche per me, passare sulla passeggiata in bicicletta, come facevo prima, come niente fosse. Nessuno si aspettava quello che è accaduto. Nizza è sempre stata per i turisti e per noi tutti un’isola felice. Qui non poteva accadere nulla.
E tornando agli italiani a Nizza?
Andando all’estero cominci a pensare in maniera diversa. Non è che si dimentica l’Italia, al contrario chi è qui vede molto meglio la realtà del nostro Paese, quali sono i problemi ed anche le prospettive e le risorse. Qui si crea un mix tra la cultura italiana, che è grandiosa, ed il welfare francese. In un certo senso l’italiano all’estero è più italiano, se si esclude una minoranza che dà un taglio netto alle origini.