Carlo sale in macchina per tornare a casa dal liceo di Milano ove insegna come supplente di latino e greco. Sta per avviare l'auto quando si rende conto che il suo cuore va a mille e quasi gli manca il respiro.
Cerca di calmarsi, è completamente sudato, vorrebbe uscire dall'auto per chiedere aiuto ma è come "bloccato", in preda ad un'ansia smisurata e, apparentemente, senza motivo.
Cerca di respirare lentamente ma con scarsi risultati, si sente immerso in una sensazione di impotenza che lo spaventa tantissimo.
Dopo alcuni minuti, che a lui sono sembrati ore, un collega si avvicina alla macchina, intuisce che qualcosa non va e dopo avere aperto la portiera gli parla e tenta di rassicurarlo...
Poco alla volta Carlo sembra riprendere il controllo su di sé, il cuore rallenta il suo battito e il sudore si asciuga. Le parole del collega sembrano averlo riportato alla vita!
Carlo dopo tale episodio si è rivolto al suo medico di base per cercare di capire cosa gli era successo, ed il sanitario, attento e preparato, dopo avere escluso evidenze mediche, ha parlato di attacco di panico ed anziché prescrivere i soliti ansiolitici gli ha suggerito di consultare uno psicologo per affrontare tale sofferenza.
L'attacco di panico può accadere a ciascuno di noi, senza predilezione di età, sesso o che, e sembra essere in gran aumento nella nostra epoca.
Potremmo descriverlo come un subitaneo impatto con il terrore, un sentimento di impotenza che ci annienta, l'idea di "essere perduti".
La psicoanalisi ha molto studiato l'attacco di panico e colto nella difficoltà della persona che ha tale sofferenza l'impossibilità di soddisfare aspettative, aspirazioni, obiettivi di altri o che egli stesso si prefigge al punto da non ascoltare e considerare i propri bisogni, desideri e … limiti!
Scrivevo prima che tale sofferenza è sicuramente in grande aumento nel nostro tempo: ciò darebbe corpo all'interpretazione che se le aspettative sociali, lavorative, di performance dei nostri anni sono sempre più elevate, molte persone si trovano in conflitto tra ciò che la società esige loro ed i propri desideri e le proprie aspettative. Possiamo leggere l'attacco di panico come una sofferenza, un conflitto tra la persona e la pressione della società. La persona cerca di adeguarsi, accelera, stringe i denti e non ascolta i propri desideri profondi o sacrifica quanto di più intimo ha in se. L'attacco di panico lo pietrifica, lo spaventa e gli ricorda che prima ci sono le sue istanze emotive e sociali, poi le aspettative della società.
Il nostro Carlo intraprende un percorso di psicoterapia ed in tempi brevi mette a fuoco l'aspetto conflittuale tra il diventare ciò che i genitori (pur legittimamente) gli chiedono, ovvero essere un bravo insegnante di latino e greco di un liceo milanese, dato che i familiari hanno fatto tanti sacrifici per farlo studiare (è figlio unico) ed un profondo desiderio di recarsi a fare l'insegnante in sud America, con un'associazione che ha conosciuto un anno prima.
Dare ascolto ai genitori, che ama tantissimo, o dare ascolto a Carlo?
L'attacco di panico colpisce come un fulmine, non si può aspettare altro tempo, occorre capire cosa è in gioco per la persona, senza ipocrisie e false soluzioni.
Carlo da qualche anno è in Ecuador, a Quito, in una scuola ove insegna la lingua italiana a bambini e ragazzi. Ogni tanto facciamo ancora una chiaccherata, magia di Skype che ci permette di parlare e vederci pur essendo così lontani.
Photo by Niklas Hamann on Unsplash
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