La lingua italiana e l'esame CELI


Alcuni allievi delle scuole di Nizza durante la prova CELI alla Camera di Commercio Italiana di Nizza

I risultati della classifica 2018 stilata da Ethnologue: Languages of the World, ci riservano una bella sorpresa su scala mondiale, infatti, dopo inglese, spagnolo e cinese, l'italiano è la quarta lingua più studiata, prima del francese. Quest'anno poi celebriamo i 500 anni della morte di Leonardo, nato a Vinci nel 1452 e morto nel 1519 ad Amboise.
L'interesse per la nostra lingua è veicolato dal piacere di milioni di turisti che ogni anno visitano il nostro paese attratti dalle sue bellezze - da nord a sud - dalla gioia e simpatia dei nostri connazionali ed ovviamente dal buon cibo...!
A conferma di tali dati la Camera di Commercio Italiana di Nizza ha attivato numerosi corsi collettivi di italiano, dal livello principianti sino ai più avanzati. Nei corsi studiamo la grammatica, facciamo esercizi, simuliamo situazioni di vita reale, impariamo a leggere quotidiani come Il Corriere della Sera, La Stampa, La Repubblica, leggiamo libri e facciamo conversazione. Conversazione talvolta con il tavolo di lavoro imbandito. Ogni allievo porta qualcosa da mangiare o da bere ed al termine della lezione facciamo festa. Del resto è risaputo che si parla meglio una lingua straniera dopo avere bevuto un buon bicchiere di vino...!
 
Camera di Commercio Italiana di Nizza, fine della lezione: aperitivo
Molti allievi desiderano apprendere la nostra lingua per motivi lavorativi: uffici in contatto con clienti italiani, negozi di Montecarlo, ristoranti della Regione. Sovente necessitano di un iter personalizzato ed individuale, che prepariamo per loro. Facilmente necessitano anche di una certificazione del loro livello di conoscenza dell'italiano, da utilizzare al lavoro.
La Camera di Commercio italiana di Nizza è da molti anni il solo centro riconosciuto nel sud della Francia per la certificazione della conoscenza linguistica dell’italiano con l’esame CELICertificati di Lingua Italiana - in associazione con la prestigiosa Università per Stranieri di Perugia. L’esame CELI consente di avere un attestato linguistico valido in tutta Europa, paragonabile con le altre certificazioni sia per il francese per l'inglese che per altre lingue. L’esame CELI è di difficoltà crescente e va dal livello A1 al livello C2 quindi da chi ha un primo approccio con la lingua fino a chi ha diversi anni di studio alle spalle ed una conoscenza della lingua approfondita. All’interno dell’Università per Stranieri di Perugia opera il CVCL - Centro Valutazione Certificazioni Linguistiche - che prepara il materiale per gli esami scritti ed orali per i vari livelli delle certificazioni.



Nel febbraio dell'anno scorso mi sono recato a Perugia per seguire il corso di formazione per divenire esaminatore CELI e rafforzare lo staff della Camera di Commercio Italiana di Nizza. Il corso è stato molto interessante ed articolato ed ha visto la presenza di oltre trenta partecipanti, le giornate sono state esaurienti anche per i filmati proposti, utili per meglio comprendere come valutare le prove orali dei candidati.
Al termine del corso ho intervistato i nostri due docenti, Roberta Rondoni e Danilo Rini, che cortesemente mi hanno fornito dati ed informazioni sul CELI. Roberta mi ha detto che Il CVCL di Perugia nel corso degli anni ha collaborato con la divisione per le politiche linguistiche del Consiglio d’Europa per avvalorare gli esami CELI ai livelli del QCER (il quadro comune europeo). Roberta aggiunge, con orgoglio, che al momento al CVCL sono gli unici in Italia ad avere il "bollino di qualità" dell’ALTE (Association of Language Testers in Europe) che viene rilasciato attraverso procedure di audit volte a verificare il rispetto degli standard internazionali ed anche un codice etico che riguarda la condotta professionale degli esaminatori. Il ministero dell'Università e della Ricerca (MIUR) riconosce il CELI 3 come attestazione di conoscenza della lingua italiana ai fini dell'iscrizione all'Università in Italia. Roberta ricorda che i certificati CELI hanno una vasta spendibilità perché dietro il lavoro del CVCL c’è anche una ricerca di qualità e di scientificità che va avanti da anni.
Aggiunge Danilo: <<I nostri corsi di formazione sono molto importanti per coloro che vogliono diventare esaminatori perché la prova di produzione scritta degli esami CELI viene corretta a Perugia ma le prove di produzione orale vengono valutate nei vari centri quindi, dato che l'orale è di difficile valutazione, i nostri corsi aiutano gli esaminatori a capire ed applicare correttamente il sistema certificatorio del CELI>>.
Continua Roberta: <<Volevo solo aggiungere che il fatto di incontrare in questa maniera gli insegnanti ci permette di avere un continuo confronto con loro e avere un feedback sulla stessa qualità dei nostri esami e un riscontro sul lavoro che facciamo. Ciò è molto importante infatti i vari processi di revisione che intraprendiamo nei nostri esami nascono spesso dagli input che ci vengono forniti dagli insegnanti stessi>>.
Ho chiesto anche "un po’ di numeri" rispetto agli esami CELI.
<<Abbiamo un centinaio di centri di esami in Italia ed altrettanti in Europa, oltre 400 in tutto il mondo. Abbiamo formato qui a Perugia oltre 2000 persone nel corso degli anni e quest'anno contiamo di arrivare a 25.000 prove di esame sui vari livelli del CELI, un anno particolarmente importante per l'interesse nei confronti della nostra bella lingua...!>>. 
Con grande piacere qui a Nizza ci siamo trovati nelle varie sessioni di esami CELI (estiva ed autunnale) ad esaminare non solo adulti ma tanti adolescenti delle scuole della città e dintorni, davvero preparati e motivati. Ovviamente offriamo anche corsi di preparazione all'esame CELI, con simulazione dell'intera prova. Il nostro scopo è condurre i corsisti ad affrontare l'impegnativa prova - parte scritta ed orale - al meglio, con il nostro contributo. Dimenticavo: domani, sabato 25 maggio abbiamo da esaminare 13 candidati di alcune scuole di Nizza per la prova CELI 3 adolescenti B2. Da parte mia un grande "in bocca al lupo" ai ragazzi, noi faremo al meglio la nostra parte per una giornata di lavoro che si annuncia impegnativa ed importante per tutti i partecipanti.



          

L'esperimento della prigione di Stanford

Photo dal film: "The Stanford Prison Experiment"
Cosa succede se si mette della brava gente in un posto “cattivo”? Riuscirà il bene a vincere sul male o, piuttosto, trionferà il male? Può una persona buona commettere atti malvagi? Qual è il limite attraverso il quale nelle persone si scatena il male? Sono le situazioni in cui veniamo posti che determinano il nostro comportamento?

Nell'anno 1971 Philip Zimbardo, docente di Psicologia all'Università di Stanford ideò un'esperimento che intendeva riprodurre una situazione carceraria con dei volontari per studiare il loro comportamento. Nei sotterranei di un edificio fu ricostruito un carcere ove fare interagire 24 studenti universitari per svolgere i ruoli di detenuti e guardie. Tutti i ragazzi vennero intervistati e sottoposti ad una batteria di test di personalità al fine di eliminare quelli con problemi psicologici, malattie o precedenti criminali e/o di abuso di droghe. I volontari decisero di partecipare per un periodo di due settimane in cambio di 15 dollari al giorno. 12 diventarono guardie carcerarie, gli altri 12 i loro prigionieri. In questo esperimento non c’erano mezze misure; affinché lo studio potesse essere efficace, doveva avvicinarsi il più possibile all’esperienza reale dei prigionieri e delle guardie.
I “prigionieri” vennero arrestati e prelevati con una macchina della polizia a sirene spiegate, mentre svolgevano le loro attività quotidiane. Poi furono loro rilevate le impronte digitali, furono bendati e messi in una cella, spogliati e perquisiti. Venne loro data una divisa e un numero.
Gli altri partecipanti vennero trasformati in guardie e perciò vestiti in uniforme e dotati di manganello.
Ogni cella ospitava tre prigionieri e comprendeva tre lettini. Altre camere erano utilizzate per le guardie carcerarie. Uno spazio molto piccolo era designato come la camera di isolamento “il buco”, e un’altra piccola stanza serviva da cortile della prigione. Zimbardo e collaboratori osservavano il comportamento dei prigionieri e delle guardie con telecamere nascoste e microfoni. 
Dopo solo due giorni dall'inizio dell'esperimento accaddero i primi episodi di violenza tra i "detenuti" e le "guardie". Scontri sia verbali che fisici, intimidazioni ed umiliazioni. I detenuti spesso non obbedivano agli ordini ed alle consegne delle guardie che erano sempre più aggressive e sadiche nei confronti dei prigionieri. Al quinto giorno vi fu una rivolta da parte di alcuni prigionieri e la rappresaglia delle guardie fu rapida e brutale: vennero rimossi i letti dalle celle, i "rivoltosi" furono sbattuti in isolamento e tutti i “prigionieri” incominciarono ad essere picchiati. Al sesto giorno la situazione stava volgendo al dramma. Sconcertato, Zimbardo decise di interrompere immediatamente l'esperimento. 
Ma a quali effetti erano andati incontro le persone coinvolte?
I giovani che precedentemente all’esperimento si erano dichiarati pacifisti, nel loro ruolo di guardie, umiliarono e aggredirono fisicamente e verbalmente i “prigionieri”; alcuni di essi addirittura segnalarono piacere nel farlo.
I “detenuti", nel frattempo, cominciarono rapidamente a mostrare i classici segni del crollo emotivo, assomigliavano a prigionieri di guerra o pazienti di un ospedale psichiatrico. 
Lo stesso Zimbardo ammise di essersi immerso nel ruolo di “direttore della prigione”. Uno dei risultati più importanti dell'esperimento fu proprio la sua personale trasformazione in una figura istituzionale rigida; una figura più interessata alla sicurezza della sua prigione piuttosto che al benessere dei suoi partecipanti. Zimbardo stava perdendo il contatto con la realtà, la "prigione" era divenuta la sua realtà e lui si stava trasformando in Lucifero! Alla divulgazione dell'esperimento vi furono molte critiche, venne anche definito immorale. Al di là del giudizio sull'esperimento, però occorre porsi qualche interrogativo: in quale momento od in quale situazione una persona "normale" attraversa il confine tra il bene ed il male? Scrive Zimbardo: 
Possono avvenire trasformazioni del carattere umano in nuove  “situazioni sociali”, in cui le forze situazionali sociali sono sufficientemente potenti da riuscire a sopraffare, o a sopprimere temporaneamente, attributi personali di moralità, di compassione, o senso di giustizia.
Studi successivi (Penitenziario USA di Rikers, 1995) hanno cercato di comprendere come le guardie possano non percepire sensi di colpa derivanti dalle violenze inflitte ai detenuti. Alcune guardie non si rendevano davvero conto della tragica trasformazione in aguzzini, sul posto di lavoro. In quel carcere i livelli di violenza contro i detenuti erano così alti che molte guardie furono ufficialmente accusate di aver inflitto gravi aggressioni ai prigionieri e condannate a pesanti pene.
Molti ricorderanno le drammatiche immagini della prigione di Abu Ghraib, soldati e soldatesse che umiliavano e torturavano i prigionieri, con tanto di foto e selfie mettendosi in posa e sorridendo...
lo stesso Zimbardo suggeriva che gli abusi di Abu Ghraib potrebbero essere stati esempi reali degli stessi risultati osservati nel suo esperimento. Non a caso nel 2004 in qualità di perito partecipò al processo contro i militari americani colpevoli delle vessazioni sui prigionieri nel famigerato carcere iracheno.
Scrive Zimbardo nel suo libro:
Il male è l’esercizio del potere di nuocere intenzionalmente (psicologicamente), di procurare dolore (fisicamente), o distruggere (mortalmente o spiritualmente) altri. Solo poche persone sono in grado di resistere alla tentazione di cedere al potere e al dominio"
Philip G. Zimbardo, L'effetto Lucifero. Cattivi si diventa?, Raffaello Cortina, Milano 2008


l'amico Bruno Capaldi

  
Bruno Capaldi

Bruno Capaldi è stata una delle prime persone che abbiamo conosciuto quando ci siamo trasferiti, mia moglie ed io, a Nizza nel settembre 2013. La prima volta alla sede del Comites, di cui era membro, oltre ad essere uno dei quattro eletti del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE). Ci eravamo rivolti a lui perchè non riuscivamo ad avere informazioni precise rispetto alle pratiche da svolgere per l'iscrizione all'AIRE, per l'assistenza sanitaria (la Carte Vitale) e tutto ciò che concerneva la fiscalità italiana in rapporto a quella francese. Già allora su alcuni gruppi Facebook era possibile trovare informazioni e risposte, sovente però contraddittorie tra loro. Con questa confusione siamo giunti al RDV. Ricordo ancora l'incontro: appena entrati Bruno ci ha fatto accomodare ad una scrivania colma di dossier, ci ha offerto un caffè e chiesto alcune cose di noi per inquadrare la situazione e poi con chiarezza ci ha indicato le procedure da seguire per l'iscrizione immediata all'AIRE e per regolarizzare la nostra posizione sanitaria con la CPAM. Parole chiare, dirette che ci hanno rassicurato soprattutto alla luce della mia (allora) situazione di lavoratore trans-frontaliero, piuttosto difficile da inquadrare.
Bruno ci ha chiarito che gli aspetti sanitari, previdenziali e di sicurezza sociale sono definiti da regolamenti europei, come quello in vigore tra Italia e Francia. Materia complessa che va conosciuta appieno. Siamo usciti dall'incontro rassicurati, avevamo le idee chiare, oltretutto Bruno ci avrebbe assititi passo passo sino alla regolarizzazione della nostra posizione. Detto, fatto.
 
Maratona di Nizza
Quasi per caso abbiamo poi scoperto che Bruno ha una preparazione atletica invidiabile, è un appassionato maratoneta, ha corso per tanti anni sia in competizioni in Francia che in Italia. Cosa volete, con alcune persone nasce una simpatia, un affetto, una stima per il loro modo di porsi, per l'affabilità e la generosità d'animo... e così è stato con Bruno. Ho scoperto anche che Bruno aveva già assistito mia mamma tanti anni prima quando si era trasferita a Nizza da pensionata! Nel corso degli anni Bruno ci ha ancora assistito per aspetti fiscali francesi o italiani, che sovente erano di difficile comprensione anche per gli expert comptable di Nizza. Nemmeno Bruno sa a quante persone ha risolto dossier complicati o totalmente bloccati magari all'INPS, nel corso di tanti anni, con il suo lavoro all'INAS.
Patronato INAS-CISL di Nizza che ha inaugurato nel gennaio 1989 per seguire le molte pratiche di connazionali installati o residenti in questa parte della Francia. Quando vado a salutarlo in ufficio lo trovo indaffarato, con vari dossier sul tavolo e battuta sempre pronta sia di persona che al telefono per le domande più svariate e complesse. Il Patronato INAS è cresciuto, ora ha diverse collaboratrici ed ha permanenze in altre cittadine della Regione Paca.
Di sicuro la passione di Bruno per il suo lavoro attinge alla lunga precedente esperienza di sindacalista in Francia, soprattutto presso aziende chimiche come la ICI di Marsiglia, in anni in cui essere un lavoratore italiano in Francia non era certo facile!
Ora Bruno è in pensione, ovviamente avrete capito che per lui stare fermo è impossibile, curioso ed attivo com'è. Non a caso Bruno offre sempre consulenza a chi avesse bisogno di chiarire aspetti previdenziali, fiscali e di vita qui in Francia, tramite RDV da prendere all'INAS-CISL.
Se avete bisogno di fare chiarezza sulla vostra posizione qui in Francia, ora sapete bene a chi rivolgervi in totale fiducia.



Sede INAS-CISL di Nizza