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Il buon esito della navigazione dipenderà quindi dalle nostre conoscenze tecniche, da una buona barca, dalla nostra bravura di marinai e dalla nostra esperienza.
Fuor di metafora: ogni persona che lavora ha un obiettivo lavorativo (approdo), e per raggiungere tale obiettivo deve sapere nel modo più preciso possibile dov'è (punto nave). Come scrivevo prima posso fare il punto nave con strumenti manuali o elettronici più sofisticati ma l'importante è avere dati utili (latitudine e longitudine) e non commettere errori. Quindi il lavoratore è bene sappia che posto ha nel contesto aziendale.
Alla rotta (teorica) segnata sulla carta nautica sappiamo però che dovremo sovrapporre la rotta (reale) dovuta alle condizioni meteo-marine che possono influenzare poco o tantissimo la navigazione. Il nostro lavoratore avrà in mente una progressione di "carriera" (soldi, funzione, responsabilità, riconoscimento...) che dovrà però tenere conto di interferenze, difficoltà, problemi intercorsi nel cammino, o magari insperati e positivi sviluppi professionali. Sovente la navigazione è perigliosa o addirittura occorre restare in porto al sicuro, ovvero l'azienda può andare in crisi, fallire o essere comprata da cinesi, indiani o chissà chi...
Se abbiamo studiato, sovente con grandi sacrifici personali e familiari è per cercare di avere un buon lavoro, avere sicurezza economica, fare progetti individuali o di coppia, mettere su famiglia.
Molte persone sono soddisfatte del loro lavoro, hanno motivazione e si sentono integrate nel contesto lavorativo. Altri, invece, si lamentano, sono insoddisfatti di come sono andate e come andranno le cose, sperano quanto prima di cambiare società ed ambiente lavorativo. Ebbene prima di fare scelte dettate più dalla voglia (legittima) di scappare, potrebbe essere utile e propositivo fare una bel Bilancio di Competenze.
Come si svolge: in pratica pongo una serie articolata di domande sulla formazione scolastica, sino all'Università, sulle esperienze lavorative e professionali svolte e sull'esperienza tratta da tali attività. Passo poi a valutare il livello di "autostima" della persona in rapporto alle sfide lavorative incontrate.
Utilizzo poi una griglia di domande per capire meglio come il soggetto affronta le difficoltà ed i problemi insorti in ambito lavorativo per poi analizzare il sistema di valori utilizzati.
Ovviamente occorre sondare la capacità della persona di creare, progettare ed inventare soluzioni in ambito lavorativo.
Ora, dal mio punto di vista, inizia la parte più importante del Bilancio stesso: conoscere la personalità del soggetto nel modo più approfondito con l'utilizzo di questionari e test proiettivi come il Rorschach o il test dei colori di Lüscher. Spezzo una lancia per ricordare che l'uso dei test proiettivi (cosiddetti di personalità) è consentito solo agli psicologi, anche per obblighi legislativi ed etici. Purtroppo tali strumenti vengono spesso utilizzati da persone non autorizzate e preparate, che creano più pasticci che buon servizio alla persona che si è rivolta loro...
Al termine del lavoro di raccolta dati e di confronto con la persona, si può ragionevolmente pensare di avere un buon quadro del soggetto con una scansione temporale del profilo lavorativo ed umano.
Ad onor del vero mi stupisce che le aziende utilizzino molto poco tale strumento in fasi diverse del percorso professionale di un lavoratore, quale che sia il suo livello e la sua funzione. Vorrebbe dire valorizzare ed orientare il lavoratore, organizzare meglio i flussi di informazioni e le procedure in azienda, in una parola stare meglio tutti e creare un clima più sano e collaborativo.
Dovrebbe essere uno dei cosiddetti benefits, ma sappiamo che sono percepiti più importanti l'auto, il cellulare, il computer portatile ed i buoni pasto!
Negli ultimi tempi delle persone mi hanno chiesto il Bilancio di Competenze vuoi prima di cambiare lavoro, vuoi per modificare percorsi di carriera sentiti non più motivanti, vuoi per capire meglio che lavoro sarebbe per loro più consono ed appagante.
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