Vademecum psicologico coronavirus per i
cittadini – Perché le paure possono diventare panico e come proteggersi
con comportamenti adeguati, con pensieri corretti e emozioni fondate
Questo breve vademecum non vuole essere esaustivo né sostituirsi
ad un aiuto professionale. E’ un contributo per riflettere ed orientare
al meglio i nostri pensieri, emozioni e comportamenti – individuali e
collettivi – di fronte al problema Covid-19. Pochi minuti del vostro
tempo per una lettura che ci auguriamo possa esservi utile.
David Lazzari – Presidente CNOP – 26 febbraio 2020
La paura è un’emozione potente e utile. E’ stata selezionata
dall’evoluzione della specie umana per permettere di prevenire i
pericoli ed è quindi funzionale a evitarli.
La paura funziona bene se è proporzionata ai pericoli. Così è stato
fino a quando gli uomini avevano esperienza diretta dei pericoli e
decidevano volontariamente se affrontarli oppure no.
Oggi molti pericoli non dipendono dalle nostre esperienze. Ne veniamo
a conoscenza perché sono descritti dai media e sono ingigantiti dai
messaggi che circolano sulla rete. Succede così che la paura diventi
eccessiva rispetto ai rischi oggettivi derivanti dalla frequenza dei
pericoli. In questi casi la paura si trasforma in panico e finisce per
danneggiarci.
Facciamo un esempio: dopo l’11 settembre il panico degli statunitensi
per il volo in aereo fu tale che molti decisero di spostarsi in
macchina. Nel periodo successivo sulle strade morì il doppio delle
persone rispetto a quelle che viaggiavano sugli aerei catturati e
abbattuti dai terroristi. Il panico si era tradotto in scelte
individuali controproducenti che, aggregate, divennero un danno
collettivo.
Si ha più paura dei fenomeni sconosciuti, rari e nuovi, e la diffusione del Coronavirus ha proprio queste caratteristiche.
A tutt’oggi, i decessi per influenza non da Coronavirus sono molto
più frequenti. Di questi però non si ha paura perché ci siamo abituati a
tal punto che molti italiani ignorano addirittura i benefici, in chiave
preventiva, dei vaccini. Si ripete la differenza tra la paura dei voli
in aereo e la scelta volontaria e sotto il nostro controllo di guidare
un’automobile.
Per evitare che le paure siano sproporzionate e creino forme di ansia
individuale e di panico collettivo proponiamo di condividere un
“decalogo antipanico”. Alcune “chiavi di lettura” che possono aiutarci
ad evitare due errori possibili: sopravvalutare o sottovalutare (negare)
il problema.
Decalogo anti-panico
1. Attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo.
Il Coronavirus è un virus contagioso ma
come ha sottolineato una fonte OMS su 100 persone che si ammalano 80
guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi gestibili in ambiente
sanitario, solo il 5 hanno problemi più gravi e tra questi i decessi
sono circa la metà ed in genere in soggetti portatori di altre
importanti patologie.
2. Non confondere una causa unica con un danno collaterale.
Molti decessi non sono causati solo
dall’azione del coronavirus, così come è successo e succede nelle forme
influenzali che registrano decessi ben più numerosi. Finora i decessi
legati al coronavirus sono stimati nel mondo sono cento volte inferiori a
quelli che si stima causi ogni anno la comune influenza. E tuttavia
questo 1% si aggiunge ed è percepito in modo diverso dai “decessi
normali”. Finora nessuno si preoccupava di una forte variabilità annuale
perché tutti i decessi venivano attribuiti all’influenza “normale”:
nell’ultima stagione influenzale sono scomparsi 34.200 statunitensi e,
l’anno prima, 61.099.
3. Se il panico diventa collettivo molti
individui provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di far
calare l’ansia, e questo può generare stress e comportamenti irrazionali
e poco produttivi.
4. Farsi prendere dal contagio collettivo
del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di
giudizio può affievolirsi.
5. Pur di fare qualcosa, spesso si
finisce per fare delle cose sbagliate e a ignorare azioni protettive
semplici, apparentemente banali ma molto efficaci (cfr. elenco qui
sotto).
6. In linea generale troppe emozioni
impediscono il ragionamento corretto e frenano la capacità di vedere le
cose in una prospettiva giusta e più ampia, allargando cioè lo
spazio-tempo con cui esaminiamo i fenomeni.
7. E’ difficile controbattere le emozioni
con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi.
La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il
rischio oggettivo.
8. Questa semplice figura permette di vedere la paura del coronavirus in prospettiva.
La figura mostra nella parte superiore i
pericoli di cui si ha più paura di quanta se ne dovrebbe avere. In
questi casi l’indignazione pubblica può suscitare panico e, di
conseguenza, ansie sproporzionate e dannose. Nella parte inferiore, al
contrario, ci sono i pericoli a cui siamo abituati e che non provocano
paure.
La sproporzione tra le aree dei due cerchi mostra quanta differenza c’è tra paure soggettive e pericoli oggettivi.
(Fonte: Paolo Legrenzi, A tu per tu con le nostre paure. Convivere con la vulnerabilità, Il Mulino, 2019).
9. La figura mostra il fenomeno delle
paure nel loro complesso: l’indignazione pubblica sui media accentua
alcune paure, come quelle per gli attacchi terroristici e i criminali
armati, e induce a sottovalutare altri pericoli oggettivi a cui siamo
abituati. Le caratteristiche del panico per coronavirus lo avvicinano ai
fenomeni improvvisi e impressionanti che inducono panico perché
sollevano l’indignazione pubblica.
10. Siamo preoccupati della vulnerabilità
nostra e dei nostri cari e cerchiamo di renderli invulnerabili. Ma la
ricerca ossessiva dell’invulnerabilità è contro-producente perché ci
rende eccessivamente paurosi, incapaci di affrontare il futuro perché
troppo rinchiusi in noi stessi.
Tre buone pratiche per affrontare il coronavirus
1. Evitare la ricerca compulsiva di informazioni.
Abbiamo visto che è normale e funzionale,
in chiave preventiva, avere paura davanti ad un rischio nuovo, come
l’epidemia da coronavirus: ansia per sé e i propri cari, ricerca di
rassicurazioni, controllo continuo delle informazioni sono comportamenti
comprensibili e frequenti in questi giorni. E tuttavia la paura si
riduce se si riflette sul suo rapporto con i pericoli oggettivi e quindi
si sa con chiarezza cosa succede e cosa fare.
2. Usare e diffondere fonti informative affidabili.
E’ bene attenersi a quanto conosciuto e
documentabile. Quindi: basarsi SOLO su fonti informative ufficiali,
aggiornate e accreditate.
Al Ministero della Salute, alla
Protezione Civile, e al Sistema sanitario nazionale e regionale lavorano
specialisti esperti che collaborano per affrontare con grande rigore,
attenzione e con le risorse disponibili la situazione in corso e i suoi
sviluppi.
3. Un fenomeno collettivo e non personale.
Il Coronavirus non è un fenomeno che ci
riguarda individualmente. Come nel caso dei vaccini ci dobbiamo
proteggere come collettività responsabile. I media producono una
informazione che può produrre effetti distorsivi perché focalizzata su
notizie in rapida e inquietante sequenza sui singoli casi piuttosto che
sui dati complessivi e oggettivi del fenomeno. E’ importante tener conto
di questo effetto.
Dopo i pensieri e le emozioni, i comportamenti
L’Istituto Superiore di Sanità
indica semplici azioni di prevenzione individuale.
Eccole qui riassunte:
- Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute.
- Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l’infezione.
- Bisogna lavarsi le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone
per almeno 20 secondi, fino ai polsi. Se acqua e sapone non sono a
portata di mano, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a
base di alcol con almeno il 60% di alcol.
- Il virus entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non lavate.
- Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci; usa fazzoletti monouso.
- Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate.
- Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico.
- Contatta il numero verde 1500 se sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni e hai febbre o tosse.
- Se stai male e hai sintomi compatibili con il Coronavirus, contatta
telefonicamente il tuo medico di base o il 118, senza recarti
direttamente in ambulatorio o in Pronto Soccorso (per ridurre eventuali
rischi di contagio a terzi o al personale sanitario).
- Rispetta rigorosamente solo i provvedimenti e indicazioni ufficiali
delle Autorità di Sanità Pubblica: sono una tutela preziosa per te e per
tutti.
L’uso regolare di queste azioni elementari riduce significativamente i
rischi di contagio per sé, chi ci è vicino e la collettività tutta.
A chi si deve badare nella marea delle notizie
E’ stata chiamata “infodemia” il contagio e la diffusione delle
notizie: guardando la tv, aprendo i giornali o andando in rete si viene
sommersi da una marea di informazioni di ogni tipo sul Coronavirus: veri
esperti e finti esperti, specialisti improvvisati, persone che
riportano il “sentito” dire o il “sentito” letto. In questo campo
ragionare con il “buonsenso” porta a conclusioni spesso errate.
Va bloccato o ignorato uno stato di “allarme psicologico permanente”
che si traduce in “indignazione pubblica”. Si tende così a aumentare la
percezione dei rischi e siamo spinti a cercare ossessivamente
informazioni più rassicuranti. I media però sono fatti per attirare
l’attenzione e ci espongono per lo più a cronache allarmanti facendo
cresce la sproporzione tra pericoli oggettivi e paure personali.
Conclusione: riduci la sovraesposizione alle informazioni dei media.
Le semplici informazioni sopra riportate sono sufficienti. Una volta
acquisite le informazioni di base su che cosa succede e che cosa fare, è
sufficiente verificare gli aggiornamenti sulle fonti affidabili sopra
indicate.
Si hanno così tutte le informazioni necessarie per proteggersi, senza
farsi sommergere da un flusso ininterrotto di “allarmi ansiogeni”. E’
bene proteggere anche i bambini. Se ci interrogano, daremo sempre la
nostra disponibilità a parlare serenamente di quello che possono aver
sentito e li spaventa correggendo un quadro statisticamente infondato.
E’ meglio non esporli alle informazioni allarmistiche di cui sopra.
Agisci collettivamente per un fenomeno collettivo
Anche se tu ti sei fatto un’idea corretta del fenomeno e non provi
alcuna paura infondata, è bene cercare di aiutare gli altri raccontando
in parole semplici il nostro decalogo e le raccomandazioni qui elencate.
Devi supplire cioè all’indignazione e panico pubblici suscitati da
molti canali media e social fornendo le semplici informazioni sopra
indicate e ragionando con calma e pazienza invece di ignorare o, peggio,
disprezzare chi non sa e si rifiuta di pensare.
Bisogna ricordarsi delle parole di Alessandro Manzoni in relazione
alla peste di Milano del Seicento: “Il buon senso se ne stava nascosto
per paura del senso comune”.
Andiamo a scalzare il senso comune ma non con il buon senso di
Manzoni ma con la scienza e la razionalità. La psicologia permette di
capire in modo razionale anche quel che non si presenta come tale ma che
va capito e rispettato.
Agire tutti in modo informato e responsabile e aiutarsi
reciprocamente a farlo, aumenta la capacità di protezione della
collettività e di ciascuno di noi.
Non ti vergognare di chiedere aiuto
Se pensi che la tua paura ed ansia siano eccessive e ti creano
disagio non avere timore di parlarne e di chiedere aiuto ad un
professionista. Gli Psicologi conoscono questi problemi e possono
aiutarti in modo competente.
Tutti possiamo avere necessità, in certi momenti o situazioni, di un
confronto, una consulenza, un sostegno, anche solo per avere le idee più
chiare su ciò che proviamo e gestire meglio le nostre emozioni, e
questo non ci deve far sentire “deboli”.
Non è debole chi chiede aiuto per aumentare le proprie risorse e quelle dei suoi cari.
(Ringraziamo il Prof. Paolo Legrenzi, docente emerito di
psicologia all’università Ca’ Foscari di Venezia ed esperto di
psicologia delle emozioni e delle decisioni, per la collaborazione).