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Dice: “…Per il momento va abbastanza bene… Certo abbiamo avuto qualche contrasto, ma penso sia normale in ogni matrimonio…”
La ragazza consulta Soremax perchè vuole risolvere il problema che la tormenta da tanti anni: la bulimia. Fa delle abbuffate di ogni cosa le capiti a tiro, poi presa dai sensi di colpa va a vomitare, ripromettendosi di non farlo più, invano. Mette in relazione l’esordio del suo disturbo con quelli che definisce “gravi problemi familiari”, originati dal fatto che la madre e le figlie avevano dovuto seguire il padre che per il lavoro era stato costretto a trasferirsi lontano da casa.
Trasferimento del tutto sgradito dalle donne di casa, ed oggetto di aspre discussioni in famiglia. Il trasferimento: “…Ha creato tanti problemi familiari, ci sono state ripercussioni per tutti e io mi sono presa sulle spalle i problemi di tutta la mia famiglia”. La ragazza continua raccontando di aver sempre avuto un “bellissimo rapporto” con la madre, alla quale, a causa delle difficoltà attraversate dalla famiglia, si è legata ancora di più: “Per la mamma è stato molto difficile perché trasferendosi ha dovuto lasciare tutte le sue amiche e quando è arrivata nella nuova cittadina non conosceva nessuno, era completamente sola…” Chiara continua: “…La mamma ha riversato su di me tutte le sue frustrazioni attaccandosi ancora di più di quanto già non fosse…mi ricordo che anche quand’ero più piccola facevamo tutto insieme, l’accompagnavo dappertutto… Ma a me non pesava, perché, ripeto, ho sempre avuto un rapporto meraviglioso con lei…con mio padre meno, perché l’ho sempre sentito più distante… Comunque, nello stesso periodo in cui ci siamo trovati ad affrontare questa situazione veramente pesante, è successo anche che mi sorella è rimasta incinta, ha provato a vivere per qualche mese con questo ragazzo, poi ha visto che non andava ed è tornata a casa con la bambina. Papà non voleva ma mia mamma ha insistito tanto ed è riuscita nel suo intento… Ed io mi sono sempre fatta carico di tutti i problemi della mia famiglia…” Non solo, al padre qualche anno dopo viene diagnosticata una cardiopatia che lo porta ad avere serie complicazioni fisiche e getta tutta la famiglia in grave preoccupazione.
Chiara all’inizio gestiva, di fatto, tutta la famiglia poi non è più riuscita ed è lì che si è ammalata. Dapprima era anoressica, poi ha cominciato a mangiare e vomitare e dedica almeno un’ora al giorno ad abbuffarsi, a volte capita anche più volte al giorno. Chiara ha provato a imporsi di smettere, invano, è come una dipendenza, però più mentale che fisica, ci dice. Quando ha incontrato il futuro marito si è innamorata follemente di lui ed in pochi mesi hanno deciso di sposarsi.
“…Sposandomi credevo di risolvere in quel modo tutti i miei problemi, perché provavo un sentimento che non avevo mai provato prima, invece non è stato così… Ad essere onesta all’inizio credevo che il matrimonio mi avrebbe aiutato molto a risolvere la mia bulimia”.
Chiara dice che ha subito parlato al marito del suo problema. L’uomo molto comprensivo si è reso assolutamente disponibile ad aiutarla, sentendosi in colpa perché a causa del suo lavoro (in proprio come idraulico) spesso è via di casa tutto il giorno sino a tardi.
“…Forse questa è una difficoltà del nostro matrimonio, il fatto che ci vediamo poco, intendo, ma la mia bulimia non c’entra con lui, non è colpa sua, è un problema mio e voglio assolutamente risolverlo, perché a 30 anni ormai sono stanca…”
Di fatto Chiara continua ad occuparsi della famiglia di origine e del bimbo della sorella dato che la mamma del piccolo deve andare al lavoro. Per il fatto che Chiara non lavora (la mantiene il marito) si sente “obbligata” ad occupare il suo tempo a seguire gli altri senza mai lamentarsi.
Il lavoro terapeutico comincia a dare i suoi frutti e Chiara ammette che è davvero stanca di correre per gli altri, tenuto conto poi che quando è lei ad avere bisogno nessuno l’aiuta. Ci dice questo delusa e infastidita, quasi sorpresa di pensare e sentire così. Dapprima chiede al marito di accettare un’offerta di lavoro come impiegato presso un’officina, il che gli permette di fare orari di ufficio e smettere di lavorare sino a tardi, sabato compreso.
Riesce anche a dimezzare gli impegni con il nipotino e si ripromette di non passare tutti i giorni dalla mamma, che le trasmette tristezza e sconforto per via delle difficili condizioni del padre.
Chiara in un “momento di follia”, come dice lei, si iscrive per prendere la patente, dato che prima non aveva potuto per motivi economici.
La patente le permette di recuperare un’autonomia insperata, spesso va dalle poche amiche che ha e visita dei paesini vicino. Inoltre si compra un bel set per dipingere con l’acrilico, tecnica semplice per una principiante come lei.
La pittura è sempre stata una passione per Chiara, passione che ha sempre dovuto lasciare da parte sino ad oggi.
Si iscrive ad un corso base di disegno, poi ad una serie di lezioni sulla tecnica dell’acrilico, poi ad un corso sulla pittura ad olio, che ritiene la tecnica più confacente per lei.
Con la sua macchinetta si può permettere di seguire i corsi, fare visita ai familiari e dedicare del tempo a sé, in una ritrovata (e meritata) indipendenza.
Un bel giorno Chiara ci dice che è incinta, non sta più nella pelle dato che pensava fosse già tardi vista la sua età!
La gravidanza, anzi la gioia della gravidanza le da una forza immensa e sente ora di essere capace di “tenere a bada” il sintomo bulimico, che già si era assai ridotto nei mesi precedenti.
Chiara passa una gravidanza senza difficoltà ed il rapporto con il cibo è quasi normalizzato, evita alcuni alimenti ma per lei è davvero una grande vittoria, mangiare e non dovere correre a vomitare.
Chiara in seduta dice: “… Si sente spesso prima il dovere e poi il piacere, io aveva fatto di queste parole i miei comandamenti, di fatto mi ero imprigionata senza speranza…”
Nella storia di Chiara emerge subito la centralità del rapporto tra la ragazza e la madre, che lei definisce “bellissimo”, ma che ha all’apparenza tutte le caratteristiche di una dipendenza reciproca, all’interno della quale Chiara è stata collocata dalla madre stessa nel ruolo di suo partner, andando così ad occupare il posto del padre e caricando sulle proprie spalle il peso della famiglia e dei suoi problemi, proprio come spetterebbe fare “all’uomo di casa”.
Il padre, definito da Chiara “distante”, sembra non contare nulla all’interno di questa famiglia, in cui la madre si allea sempre con le figlie. L’oscillazione, che evidentemente Chiara sperimenta nella relazione con la madre, tra una posizione di dipendenza e l’esigenza d’indipendenza, della quale è anche ben consapevole, si concretizza nel rapporto con il cibo, dove l’iniziale anoressia sembra manifestare il desiderio di emancipazione della ragazza non solo rispetto alla madre, ma probabilmente da tutto il nucleo familiare, mentre il successivo cedimento della bulimia segna il suo rimanere inchiodata ad una situazione troppo gravosa.
Questo passaggio di Chiara dall’anoressia alla bulimia, inoltre, esprime il fallimento nel suo progetto di mantenersi “più forte”, sino a quando non ce “l’ha più fatta”, e in questa sua ammissione si palesa il sentimento di sconfitta e cedimento insito nella bulimia.
Il matrimonio sembrerebbe l’ennesimo tentativo, in parte anche consapevole “Credevo che sposandomi avrei risolto i miei problemi” afferma Chiara riferendosi ai disturbi alimentari “Ma non è stato così” nel tentativo di emanciparsi dal difficile ruolo che occupa rispetto alla famiglia di origine.
La ragazza vive come una tappa decisiva l’avere trent’anni, come se quest’età segnasse per lei un passaggio decisivo e la necessità di apportare un cambiamento.
Ed un grande cambiamento è avvenuto: Chiara ora accudisce Elena, la piccola appena nata che ha impresso un enorme e gioioso rilancio alla sua vita…
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