Ivan

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Ivan sin da bambino è stato sovrappeso dato che mangiava con gusto tutto quello che gli veniva messo nel piatto. Da adolescente poi era francamente obeso, il che aveva comportato episodi sgradevoli di bullismo da parte dei compagni di scuola. La madre era intervenuta presso gli insegnanti che però avevano minimizzato i fatti sino a che la madre aveva deciso di togliere Ivan dalla scuola per trasferirlo in un istituto privato cattolico. Situazione migliorata per Ivan che però mangiava sempre in eccesso senza sapersi “limitare”. La madre è sempre stata ambivalente con Ivan: lo invitava a controllarsi però preparava tutti i piatti che il ragazzo desiderava oltre a merendine e dolci vari. Gli unici scontri in famiglia erano tra Ivan ed il padre, anch’egli sovrappeso, che però voleva impedire al ragazzo di continuare così.
Il padre aveva anche preso per Ivan un appuntamento presso un centro specializzato sui disturbi alimentari cui era seguito un ricovero estivo di quasi tre mesi. Nel corso del ricovero Ivan era riuscito, con sua grande sorpresa, a perdere peso e normalizzare i parametri del sangue, ovviamente fuori scala.
Alla ripresa della scuola Ivan è un bel ragazzo, desideroso di mantenere il suo corpo in forma, vista la fatica fatta per perdere quei tanti chili di troppo. Si sta avviando ai suoi diciotto anni con spirito positivo ed essendo appassionato di calcio fa i provini per entrate nella squadra del suo paese. Riesce ad essere preso ed è estremamente contento, oltretutto una sana attività fisica lo aiuta a mantenersi in forma ed a mangiare in modo più sano.
Passa un anno molto positivo dal punto di vista scolastico e sportivo, in più è attratto da una ragazzina vicina di casa, dolce e simpatica. In breve cominciano a frequentarsi e sono una coppia tenera e gioiosa. Ivan riesce a mantenere il suo peso “forma”, certo ogni tanto si abbuffa di dolci ma sono piccoli cedimenti “sotto controllo”.
La positività del momento è scossa dalla notizia che la ragazzina deve lasciare il paese al seguito della famiglia, dato che i genitori, guardiani in una villa, devono seguire i proprietari in una città lontana.

I due giovani riescono a vedersi ancora per un pò, faticosamente, poi la ragazza decide di chiudere la storia con Ivan anche perché sembra abbia simpatia per un ragazzo appena conosciuto nella città in cui si sono trasferiti.
Il nostro Ivan è sconvolto, si sente tradito, abbandonato e deluso. Dapprima si chiude in un mutismo che spaventa i genitori, lascia gli allenamenti sportivi e riprende a mangiare in modo compulsivo.
Spesso non va a scuola, a casa è passivo e annoiato e mangia, mangia, mangia…
I genitori sono disperati, ipotizzano un nuovo ricovero al centro per i disturbi alimentari ma Ivan si oppone con tutte le sue forze. Continua il braccio di ferro in famiglia, Ivan perde l’anno di scuola a causa delle troppe assenze e prende sempre più peso.
Ma un episodio fa precipitare il tutto: un giorno nel mentre di una discussione con la mamma Ivan le da una spinta e la donna nel cadere si rompe un polso. Tragedia; la mamma è scossa ed Ivan di più, non voleva certo farle del male! Il padre rientra dal lavoro, accompagna la moglie al pronto soccorso ed ha uno scontro violento con Ivan, addirittura si mettono le mani addosso.
A questo punto il padre da un ultimatum ad Ivan, dato che non studia andrà a lavorare con un amico che è muratore ed appena possibile uscirà di casa.
Un vicino di casa cerca di fare da paciere ed ospita a casa sua per un pò il ragazzo, nel mentre ci interpella e chiede di proporre qualcosa come Soremax.

Dato che l’unica persona di cui Ivan si fida è il vicino di casa, sfruttiamo ciò per riuscire ad incontrarci una prima volta. Il colloquio è teso, Ivan appare molto aggressivo e totalmente non collaborativo dato che pensa i genitori lo vogliano “spedire” nuovamente al centro sui disturbi alimentari. Gli parliamo del progetto Soremax che non prevede ricoveri ma lavoro psicologico e “educazione alimentare” per persone come lui che utilizzano il cibo non (solo) per nutrirsi ma per coprire una mancanza o una sofferenza profonda.
Ci chiede di pensarci su per un pò, senza promettere niente.
Passa quasi un mese e francamente pensavamo non avrebbe mai risposto. Invece ci chiama per fissare un incontro, sempre con la presenza del vicino di casa, che con grande sensibilità sta aiutando Ivan come fosse suo figliolo.
Concordiamo con Ivan un piano di terapia sul versante psicologico, ovviamente, ed un accompagnamento sul cibo nel senso di imparare a conoscere il valore degli alimenti, il sapore, il colore, l’odore e gli abbinamenti. Accompagnamento che mette in secondo piano le calorie, gli zuccheri o il peso del cibo assunto per privilegiare il piacere che il cibo stesso dovrebbe rappresentare per ciascuno di noi.
Si, il piacere del cibo, non nemico, problema, difficoltà o quant’altro. Se il piacere torna ad essere centrale nell’assunzione del cibo si è costretti ad affrontare ciò che ci può togliere questo piacere, ovvero una sofferenza che potrebbe essere legata al senso di vuoto, alla tristezza, all’impotenza, alla noia od alla perdita di senso della vita.
Lavoriamo con Ivan in questo senso ed ovviamente lo stimoliamo a riprendere ciò che gli piaceva molto: tornare a giocare nella sua squadra di calcio. I compagni di squadra l’hanno accolto con grande gioia ed è stato molto di aiuto ad Ivan per riprendere una vita “normale”.
Ora è necessario lavorare per “ricomporre” la famiglia, dopo i difficili trascorsi.
La mamma di Ivan è disponibile, ovviamente, mentre il padre è ancora arrabbiato e deluso dal comportamento del figlio.
Prevediamo alcuni incontri tra i genitori ed Ivan, tutti assieme dapprima in nostra presenza poi solo tra loro. È un lavoro faticoso e delicato, con alti e bassi tra padre e figlio, che sembrano pacificarsi poi, di colpo, tornano ad essere "cane e gatto”. La “guerriglia” continua sino a quando il padre offre ad Ivan la possibilità di rientrare a casa, con la promessa (beninteso) di contenersi nel mangiare e scusarsi per tutto quello che ha fatto loro patire.
È una specie di periodo di prova per Ivan che in cuor suo desidera davvero riuscire per il bene suo e dei suoi genitori.
Ebbene il “periodo di prova” è stato superato ed Ivan, con l’accompagnamento alimentare, riesce a contenersi con il cibo ed è molto contento di avere ritrovato il suo posto nella squadra di calcio… ed in famiglia.
Ivan finiti gli studi superiori decide di iscriversi all’Università al corso di Scienze Motorie, per dare conto della sua passione per il calcio e, come dice lui: “… Anche per ringraziare i miei genitori per tutto quello che hanno fatto e fanno per me…”


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I genitori di Amelie e Manon

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Laure ed Eric sono i genitori di Amelie di diciassette e Manon di quindici anni.
È una famiglia serena in cui la comunicazione tra i membri è buona e nel tempo non vi sono mai stati problemi di sorta. Certo le due ragazze adolescenti iniziano la loro “ribellione” verso l’autorità genitoriale ma è un fatto del tutto normale nel processo di crescita delle giovani.
Nei confronti della scuola le ragazze sono molto diverse: Amelie non ha voglia di studiare dato che appena potrà vuole andare a lavorare per avere maggiore autonomia ed andare a vivere per conto proprio. Manon invece è molto studiosa ed ha già chiaro cosa vorrà fare da grande: la veterinaria per dare conto della sua passione per gli animali.
Spesso le due ragazze escono assieme con comuni amici e nel gruppo di pari hanno i loro primi flirt ed entrambe parlano delle loro “storielle” con la mamma. Un bel giorno Amelie conosce un ragazzo straniero che fa di tutto per stare con lei. All’inizio Amelie non è interessata ma la corte serrata del ragazzo la porta ad accettare.
Amelie ed il giovane si frequentano per alcuni mesi e Manon viene a sapere che il ragazzo frequenta brutte persone ed è ambiguo, dato che ha interesse anche per lei!
Una sera le due sorelle hanno uno scambio piuttosto acceso proprio a causa del ragazzo, Amelie pensa che la sorella sia solo gelosa e non crede assolutamente a quanto le dice per metterla in guardia. Lo scontro è violento, addirittura Amelie dice che appena possibile andrà a convivere con il ragazzo. Per la prima volta la famiglia è confrontata ad uno scontro tra Amelie, mamma, sorella e papà. Amelie non vuole sentire ragioni, andrà a convivere con il ragazzo dato che entro poche settimane sarà maggiorenne e non è possibile impedirglielo.
Detto fatto Amelie esce di casa nel dolore di tutti, soprattutto Manon che si sente sia colpevole che responsabile di quanto accaduto alla sorella. Non solo, Amelie risponde con difficoltà a telefonate e messaggi dei genitori ed è molto arrabbiata con la sorella che non riesce più a parlarle.
Manon risente moltissimo dell’uscita di casa della sorella, salta alcune volte la scuola, è svogliata e mangia poco dato che ha sempre “mal di stomaco” e difficoltà a digerire.
In breve Manon perde peso vistosamente, mangia solo qualche barretta proteica per non svenire ed è francamente depressa.
I genitori sono molto preoccupati e per il tramite del loro farmacista, con cui hanno confidenza, sentono parlare di Soremax.
Ci contattano pieni di dolore e delusione per quanto accade alle loro figlie, la grande fuori di casa con un ragazzo di cui sanno pochissimo e che appare ben poco affidabile, la piccola in piena anoressia e depressione.
Incontriamo due persone addolorate, spente, ferite che si sentono totalmente impotenti nei confronti delle figliole così tanto amate e che non “riconoscono” più.

Il lavoro con i genitori passa per il senso di impotenza, di colpa e per la rabbia, molto pericolosi dato che non permettono loro di agire, proporre soluzioni e smarcarsi da possibili ricatti delle figlie.
Dapprima lavoriamo sui sensi di colpa dei genitori che si materializzano nella tragica domanda: “… Che cosa (noi genitori) abbiamo sbagliato con le nostre figlie…?”  

Proprio nulla Laure ed Eric, essere genitori è un mestiere difficilissimo e non vi è alcuna garanzia di riuscita!
Nella fattispecie non possiamo dire che Laure ed Eric siano stati cattivi genitori, emotivamente distanti. Anzi, sempre attenti, presenti e disponibili al dialogo con la ragazze. Dialogo che è rimasto vivo sino ai primi flirt delle ragazze, che divengono sempre momenti “esplosivi” per via della sessualità che si affaccia per le giovani.
Per Amelie l’incontro con il ragazzo ha comportato un “terremoto” emotivo che ha portato ad una separazione con i familiari, vissuti come ostacolo alle sue scelte di vita.
Prendere consapevolezza di questo permette a Laure ed Eric di attenuare il loro senso di impotenza, ridurre la delusione (e la rabbia) che vivono a proposito delle vicende in atto. Concordiamo con Laure ed Eric di tenere una posizione ferma ma “civile” con Amelie, è la sua vita e deve fare esperienza anche con il ragazzo.
In pratica “alleggerire” la tensione con Amelie perché rimanga aperto un canale di comunicazione tra la ragazza ed i familiari.
Per quanto riguarda Manon proponiamo ai genitori un percorso di terapia per la ragazza che ha vissuto malissimo l’uscita di casa della sorella per cui si sente in colpa dato che il loro violento litigio ha riguardato il ragazzo di Amelie.
Tentiamo anche un’operazione ardita e chiediamo alle due sorelle un incontro in nostra presenza per un tentativo di “pacificazione”. É un azzardo, ne siamo convinti, ma lo proponiamo ugualmente. Il tentativo fallisce, Amelie non è disponibile e non se ne fa nulla.
Andiamo avanti con il lavoro per alcuni mesi sino ad un’inattesa svolta: Amelie ci chiede di potere parlare con noi. Accettiamo senza indugio, curiosi di cosa possa avere mosso la ragazza a farci tale richiesta. L’Amelie che incontriamo è triste e ansiosa dato che il suo ragazzo esce spesso la sera con gli amici e non la coinvolge, oltre a ricevere un sacco di messaggi di ragazze e questo la ingelosisce tantissimo. In breve Amelie ora considera in ben altra luce le parole di Manon, non scaturite da gelosia ma da una sincera preoccupazione per la sorella.
Si susseguono una serie di incontri in cui cerchiamo al massimo di essere “neutrali”, per consentire a tutti i membri della famiglia di verbalizzare preoccupazioni, aspettative ed anche rabbia per gli accadimenti. Riproponiamo l’incontro tra le due sorelle, in uno scenario del tutto mutato. Riteniamo utile che siano solo le due ragazze ad incontrarsi, senza la nostra presenza, ora di certo ingombrante.
Amelie e Manon ci dicono che l’incontro è stato molto utile, emozionante ed avvio di un chiarimento e di una pacificazione, desiderata e sperata da entrambe.
Non solo, Manon è assolutamente convinta di non vedere mai più il ragazzo che l’ha fatta soffrire  (con la sua “complicità) con cui dovrà fare i conti, evidentemente. Le due sorelle tornano a casa insieme, tra la sorpresa e gioia dei genitori! L’unità familiare può ricomporsi, senza recriminazioni ma con la grande voglia di guardare avanti tutti assieme.
A parte uno spiacevole strascico dovuto a dei tentativi di contatto da parte dell’ex ragazzo di Manon, che la ragazza fronteggia con il pieno appoggio dei familiari, il quadretto familiare si rasserena.

Le direttrici del lavoro terapeutico ora vedono Amelie confrontarsi con il suo desiderio di emancipazione dalla famiglia senza però avere ancora gli “strumenti emotivi” per non cadere in situazioni come quella vissuta con l’inaffidabile ragazzo.
Per Manon invece il lavoro verte sulla ridda di emozioni legate ai sensi di colpa per avere messo a parte la sorella di quanto aveva saputo del ragazzo, pur a fin di bene, con il feroce scontro seguito che aveva rotto l’alleanza e complicità delle ragazze.
Anche la ricomposizione del quadro familiare consente a Manon di affrontare il cibo in un modo più sano, lentamente riprende a mangiare e torna ad un peso più adeguato.
In uno degli incontri Manon ci dice che il suo non mangiare era sia una punizione per avere fatto stare male Amelie, sia un modo per essere meno attraente per i ragazzi vissuti come “predatori” ed inaffidabili che, di certo, non guardano una tutta pelle ed ossa…!

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Anna ed il suo passato

 

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Anna è una giovane italiana di 28 anni che da quattro anni vive in Francia, a Nizza.
La ragazza è sempre stata molto fotogenica al punto da riuscire a pagarsi l’affitto e gli studi universitari con servizi fotografici che le permettevano di mantenersi senza fatica. Per un po’ di tempo aveva pensato di “lanciarsi” nel mondo dello spettacolo ma, saggiamente, aveva preferito investire negli studi universitari di lingue straniere.
Proprio nel corso degli studi all’Università per Stranieri di Perugia, Anna aveva conosciuto Vincent. Era scattata la scintilla tra i due giovani ed al termine degli studi di Vincent in Italia la ragazza aveva deciso di seguirlo a Nizza ed era iniziata la loro convivenza.

Anni appaganti sia dal punto di vista relazionale che lavorativo, sino al momento in cui avevano seriamente pensato ad un figlio. Anna rimane incinta in breve tempo e la gravidanza prosegue senza difficoltà. Nasce una bimba e la coppia è al “settimo cielo” per la gioia.
La città di Nizza che inizialmente era gradevole ed offriva tanti servizi per una coppia con una bimba piccola, alla lunga si rivela “faticosa” da vivere tanto da far progettare alla coppia un trasferimento in un villaggio lontano una trentina di chilometri da Nizza. Il lavoro da remoto permette alla coppia di gestire al meglio il trasferimento, contenti della loro piccola ma gradevole casetta con un po’ di giardino.
La gioia per la bimba non riesce a togliere ad Anna la sofferenza per avere preso molti chili durante la gravidanza, peso che non è riuscita a ridurre nei mesi successivi.
Anna tiene sempre molto al suo aspetto fisico e si rende conto che l’eccesso di peso le fa vivere male il suo essere donna e madre… Ne parla con Vincent, che inizialmente sottovaluta la sofferenza di Anna, poi comprende che è un argomento troppo delicato e doloroso per la sua compagna.

Anna si forza a tentare varie diete, inefficaci, dato che ha sempre appetito, anche se le è chiaro che spesso mangia per noia.
Decide di consultare un nutrizionista che le propone un piano molto curato e personalizzato che però riesce a seguire solo per pochi mesi, con sua grande delusione.
Anna disperata parla un giorno con la sua sorellina minore che la “fulmina” con un trucco vecchio come il mondo. Le dice: “… Mangia quello che vuoi e poi va a vomitare senza farti vedere da Vincent. All’inizio non è facile, però poi riuscirai con grande facilità…”
Anna non ci aveva pensato, è un’idea grandiosa, potrà mangiare poi vomitare e tornare a piacersi e guardarsi con serenità allo specchio.
In breve tempo il peso sembra tornare quasi normale, Anna si sente forte e “vincente”, tanto non fa del male a nessuno!
Il “trucco” funziona per più di un anno sino a quando Vincent, che sospettava qualcosa, la trova in bagno a vomitare e ne rimane molto scosso.
Momenti molto tesi tra i due, Anna minimizza ma Vincent è spaventato e consapevole della sofferenza della sua compagna.
Dopo una nottata di parole, chiarimenti, emozioni e pianti Vincent propone ad Anna di chiedere un aiuto di coppia e decidono di contattare Soremax.
I primi colloqui evidenziano un legame di coppia forte ed autentico, Anna e Vincent si amano e sono davvero “complici” oltre ad essere genitori attenti e premurosi con la loro piccola.
Ma qualcosa di “opaco” traspare dalle parole di Anna in riferimento alla sua adolescenza: è sempre stata una bellissima ragazza, alta, sportiva, dinamica e con gran voglia di vivere e viaggiare.
Con difficoltà proviamo ad approfondire alcune esperienze un po’ forti del suo passato e vista la delicatezza della tematica preferiamo vedere Anna separatamente da Vincent, la terapia psicologica non è certo guardare dal buco della serratura ma prendere consapevolezza della propria storia personale. Ci dice Anna: “… Per un certo periodo ho utilizzato droghe leggere, alcool, ed avuto rapporti promiscui con ragazzi incontrati nei miei viaggi in Europa…”
In questo spazio protetto Anna ricorda un episodio con un ragazzo incontrato durante un viaggio in nord Europa, non ricorda bene, la memoria forse l’inganna ma qualcosa di brutto certo è accaduto. Lo si deduce dagli effetti: per qualche mese dopo il viaggio era molto nervosa, irascibile ed aggressiva. Soprattutto aveva smesso di mangiare, sino all’amenorrea e non voleva essere toccata da nessun ragazzo. Faticosamente ricorda che un ragazzo l’aveva costretta ad un rapporto senza il suo consenso. Per paura aveva lasciato fare il giovane ma poi era stata molto male e… ora ricorda bene, aveva vomitato per tutta la notte per lo spavento e lo schifo.
La vergogna le aveva impedito di parlare di quanto accaduto con i familiari e le amiche, che in effetti l’avevano messa in guardia da comportamenti sin troppo “disinvolti” con ragazzi appena conosciuti.
Ora Anna può e deve lavorare su questo suo trauma e soprattutto sugli effetti dello stesso. Sta a lei rompere il segreto e decide di parlarne con Vincent. È un racconto doloroso e sofferto, tra i pianti, quello che Anna confida a Vincent che è assai colpito e reagisce con un abbraccio fortissimo che lega ancor di più i due ragazzi.
Rotto il terribile segreto di quell’episodio e di un passato che vorrebbe cancellare e di cui sente di dovere mettere a parte Vincent, Anna passa delle settimane che definisce come in catalessi. Si sente spenta, senza forze ed energie psicologiche mentre Vincent le è di grande aiuto e segue quasi totalmente la bimba.
Dopo una fase di alcune settimane di anoressia, Anna riprende lentamente a mangiare ma è terrorizzata di non essere in grado di “tenere dentro” il cibo ma dovere correre in bagno a vomitare.
Per venire incontro a tale paura proponiamo un accompagnamento proprio sul cibo: scelta di cosa mangiare, preparazione fatta da Anna stessa, cottura e poi… in tavola, senza badare a calorie, zuccheri e pesature varie. Ciò è fatto proprio per aiutare Anna a valorizzare la percezione del cibo, il sapore, la fragranza, il gusto, il colore e non la quantità che per lei è associata al dovere poi andare a vomitare per “liberarsi” di ciò che ha mangiato.
Si tratta di un lavoro delicato e molto personalizzato che permette ad Anna di scoprire il cibo in una luce assai diversa da prima ovvero esperienza di gusto e sapore e non quantità, zuccheri o calorie che per lei sono inaccettabili.
Anna è sorpresa di questo approccio che le permette di “imparare” un modo nuovo di mangiare, dolcemente, senza fretta o forzature dato che il peso è l’ultimo pensiero per Soremax, semmai la diretta conseguenza di una ritrovata serenità che può riflettersi anche sul cibo e sul benessere della ragazza.

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