Giulia e la taglia 38

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Desidero presentare uno spaccato di lavoro di gruppo in una seduta molto importante per Giulia, una ragazza decisamente “sottopeso” che desidera sfilare come modella.

Giulia racconta un episodio appena accaduto:
“Voi sapete che fare la modella e lavorare nella moda è quello che voglio fare, il mio sogno… alcune settimane fa c’erano le sfilate a Parigi e mi sono saltati dei lavori con alcuni stilisti per un motivo che secondo me è assurdo! E cioè perché quando sono andata al provino hanno scoperto che la taglia 38 mi andava larga e i vestiti mi cadevano da tutte le parti, così, anziché tenerli su riempiendomi di spille hanno detto brutalmente che ne avrebbero presa un’altra e per me questa cosa è inconcepibile!”
Giulia, che nel frattempo ha iniziato a piangere, gesticola nervosamente e parla in modo concitato e confuso, quasi incomprensibile, continuando a ripetere che quanto è successo non ha senso, che quando lei ha visto le sfilate di Parigi le modelle in passerella erano tutte magrissime, per cui non è possibile che lei non vada bene.
"E' assurdo! E' vero che le modelle mie amiche hanno qualche forma in più di me, magari hanno un pò di seno, o la vita leggermente più segnata...però...io vorrei una prova concreta che non vado bene altrimenti non riesco a crederci!"
Le altre ragazze del gruppo affermano timidamente che, forse, è la sua visione della realtà ad essere distorta, perché le modelle non sono tutte magre, mentre lei aspira solo ad essere sempre più magra.
La ragazza replica che essere una modella e una ballerina è sempre stato il suo unico scopo, che le modelle hanno rappresentato, per lei, l’ideale da raggiungere, “Prima perché erano belle, poi perché erano alte, e poi perché erano ossa… Oddio, non ho mai detto queste cose ad alta voce!”
Sempre piangendo Giulia ripete che essere una modella è l’obbiettivo che si era prefissa fin da bambina, quando sfilava davanti allo specchio con le scarpe con i tacchi alti della madre e per tutta la sua adolescenza, durante la quale riempiva interi diari con i suoi sogni di futuri successi nella moda e nella danza. Fino al momento in cui a quelle pagine, in cui raccontava con entusiasmo i suoi progetti ma anche la sua vita di allora, con i divertimenti, le amicizie e gli innamoramenti tipici di quell'età, si erano sostituite a poco le liste degli alimenti che aveva assunto durante la giornata e l'argomento principale, se non l'unico, di cui scriveva era divenuto il cibo.
La ragazza ricorda che nell’agenzia per cui lavorava le avevano detto che il suo fisico era “troppo muscoloso” e che per sfilare avrebbe dovuto essere più esile e in un provino a danza era stata rifiutata perché era “troppo grassa”.
"Tutto quello che volevo sono riuscita a ottenerlo quando sono dimagrita! E questa per me era una prova tangibile del fatto che questa era la strada giusta! Ho sempre pensato che una volta che fossi stata magra, avrei potuto fare quello che desideravo da sempre e adesso mi dicono che non vado più bene! Anche il mio agente mi ha detto che se voglio lavorare nella moda devo entrare almeno nella 38, ma io non voglio mettere su materia se poi…”
Sara le dice: “Ma se sei venuta qui al gruppo di terapia, se hai deciso di curarti, vuol dire che ti sei spaventata, che ti rendi conto di stare male…”
Giulia dice: “Sì, mi sento malata nella testa, ricordo di essermi spaventata quando mi sono resa conto di come erano cambiati i miei diari nel tempo e ricordo di aver telefonato a Soremax il giorno dopo averli riletti…e poi so di avere dei comportamenti che non sono normali…per il mio rapporto con il cibo che non è come quello degli altri, per tutte le mie manie, le mie ossessioni… però se mi chiedessero “vuoi dimagrire 10 chili?” io risponderei subito di sì, “E di 15?” risponderei sempre sì, così almeno se ingrasso di 5 chili sono sempre sotto di quei dieci che ho perso prima!”       
Federica le chiede: “Ma sei felice?”
Giulia scuote la testa.
Federica e Alessandra spiegano a Giulia che deve pensare solo a come si sente e a quello che la rende felice, che guarire e, quindi, ricominciare a mangiare, significherebbe poter fare ciò che le piace. Giulia replica che mangiare la fa sentire male, che le fa “Bruciare la pancia”.
Federica aggiunge: “Ma è perché non sei più abituata! Non ti stiamo dicendo di riprendere come prima tutto d’un tratto! Potresti ricominciare gradualmente a mangiare qualcosa che adesso non mangi e magari ingrassare di quei due chili che ti farebbero rientrare nella 38 in modo da poter lavorare nella moda come desideri…”
Giulia: “Ma io se mangio ingrasso! IO INGRASSO! Assimilo tutto, lievito, mi gonfio! Lo so già! Ho già provato! Mi sento pienissima e non riesco a fare più niente, né a ballare, né a studiare, né a fare altro! Non posso mangiare niente durante il giorno! Se è mezzanotte sì, perché poi vado a dormire, ma durante il giorno non posso assolutamente mangiare… Ho la testa nella pancia! Cioè se ho la pancia piena è come se non avessi niente nella testa! ”

Il terapeuta interviene: “Giulia ha ben descritto la sua enorme paura, se mangia qualcosa perde il controllo ed ingrassa, ma non prende cento grammi, diventa una balena in men che non si dice!"

Ecco la vera paura anzi il terrore di una ragazza che è ormai abituata all’anoressia restrittiva, ovvero prendere peso e, perdendo il controllo che prima aveva, aggiungere chili ai chili senza più potersi fermare e quindi “vedersi” grassa, enorme e sgradevole.

Giulia fissa intensamente il terapeuta e sembra colpita da ciò che ha detto, poi scoppia a piangere. Le altre ragazze cercano di consolarla ma Giulia sembra un fiume in piena, singhiozzando riesce solo a dire che non ce la fa più, sta male e si sente finita…
Da quel momento Giulia, aiutata e rassicurata dalle compagne, inizia ad usare degli integratori alimentari e mangia piccole quantità di cibo, per lei prima impossibili da assumere.
Il gruppo permette a Giulia di avere punti di riferimento importanti, ragazze che come lei si sono confrontate con la paura di ingrassare, di perdere il controllo e diventare obese in men che non si dica.
La seduta ha rappresentato per Giulia un passaggio essenziale e le ha consentito di iniziare ad affrontare la vera paura di ingrassare senza controllo. Con l’aiuto dell’esperienza, della solidarietà e dell’affetto delle compagne di gruppo non si sente più sola ed impotente verso il cibo. Poco alla volta si accorge che il cibo non è fuori controllo, può mangiare qualcosa e non iniziare la corsa verso l’obesità…


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