Silvie

 

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Silvie non dimostra certo i suoi 35 anni, ha un aspetto da ragazzina acerba, magra, graziosa e simpatica.
Da bambina aveva un fratello immaginario, che era un cantante famoso.
Silvie sogna sempre ad occhi aperti di essere una diva di grande successo e tutti la acclamano perché è la più bella e la più brava, oppure fa cose straordinarie, che le procurano una grande notorietà. E’ una musicista, una cantante…l’obiettivo è il riconoscimento universale.
Ci parla della famiglia: il padre si occupava dell’organizzazione dei percorsi in una ditta di trasporti dove ha lavorato per 30 anni.
Era rigido e severo, ma anche un padre meraviglioso: aveva soprattutto un’intesa speciale con lei. Quando faceva un regalo alla moglie (ad esempio per il suo compleanno) aveva sempre un regalo anche per lei.
Muore improvvisamente d’infarto quando Silvie aveva 20 anni: la sua vita, che era bellissima, è cambiata, all’improvviso.
Così racconta la circostanza della morte di suo padre: torna a casa allegra, dopo una bella giornata, e suo fratello, con aria spaventata le dice “Papà se n’è andato!” Lei non capisce e chiede “Dove?”
Silvie ha fatto molta fatica a realizzare che era morto.
Era sempre stata convinta che i suoi genitori si amassero molto e andassero d’accordo, e invece, poco dopo, sua madre le dice che “Non era stato un matrimonio facile” e lei stenta davvero a crederlo.
La madre aveva conosciuto il marito nella stessa azienda in cui lavoravano.  Silvie dice poco di sua madre: che era un’ottima mamma, ma molto legata alla nonna.
A 24 anni Silvie decide di andare a vivere per conto suo e affitta un piccolo appartamento, vivere sola le piaceva moltissimo: “Fumo, alcool e ragazzi”.
Fa lavoretti saltuari e poco dopo deve tornare a vivere con la madre ed il fratello. I rapporti con il fratello, di due anni maggiore di lei, sono sempre stati difficili. Lui era “il genio” della famiglia e lei era sempre la “piccolina”. Il fratello è sempre stato un bambino agitato e aggressivo, che metteva in difficoltà gli adulti per i suoi comportamenti. Si è fatto spesso male, anche in modo grave. Odioso con tutti, ma con il carisma del leader. Silvie ed il fratello sono sempre stati cane e gatto. La rottura è diventata totale dopo che lui ha portato via alcuni oggetti dalla casa della nonna senza dire nulla. Non si parlano da anni. Lui continua a telefonarle e a scriverle, ma lei gli attacca il telefono. Il fratello vive con una fidanzata ed è stato un po’ adottato dalla famiglia di lei.

Silvie ricorda che di notte spesso aveva incubi: soffriva di solitudine, si sentiva esclusa, perché i suoi dormivano con il fratello da una parte della casa e la sua cameretta era dalla parte opposta, in fondo ad un corridoio.

Aveva un po’ risentito del cambio di casa avvenuto quando aveva 12 anni: prima aveva molti amici di cortile e quella che è ancora la sua migliore amica, viveva nel palazzo di fronte. Finita la maturità, ha avuto un episodio che lei descrive di “depressione assoluta”: un buco nero di apatia totale. Ne è uscita da sola, dopo alcuni mesi e non ha mai veramente capito il perché.
Silvie ha sempre avuto relazioni sentimentali, mai grandi amori (parole sue) ma legami con ragazzi spesso poco affettuosi.
Luca invece era carino ed innamorato; è ancora un caro amico per lei: adorabile, spirituale…ma lei si sentiva brutta, era ingrassata di 15 chili e si stava chiudendo sempre più. Luca aveva tentato di tutto per “scuoterla” ma invano. Dopo un anno difficile avevano deciso di comune accordo di lasciarsi pur rimanendo amici e confidenti l’uno dell’altra. Dopo che si era lasciata con Luca, Silvie pensava forse di essere omosessuale, ma era troppo confusa.
Decide con forza di perdere peso, fa una dieta strettissima che le fa perdere molti chili ma poi, di colpo, non ce la fa più, riprende a mangiare ed inizia a vomitare.
Torna ad essere depressa, annoiata e senza voglia di vivere.
Silvie poi, con fatica, ci parla della sua gelosia: era gelosa di tutti i suoi compagni, vedeva sguardi ammiccanti dei suoi fidanzati con altre donne ma pur soffrendo non diceva nulla per paura di perdere il ragazzo con cui stava.
Attualmente lavora in un’agenzia pubblicitaria, dove è stata da poco assunta a tempo indeterminato e questo la rende orgogliosa ma il carico di lavoro è eccessivo e perde sei chili in due mesi. Visto che si abbuffa alla sera riprende a vomitare ogni giorno ma si rende conto che è un “gioco” pericoloso da cui non riesce ad uscire da sola.
La sua vita é incentrata solo sul mangiare e vomitare, interrotti solo dalle lunghe ore di lavoro in cui non tocca nulla, nemmeno un bicchiere d’acqua.
É inviata a Soremax dal medico di base che ha ricoverato il suo attuale fidanzato per abuso di alcool. Le prime sedute di terapia sono incentrate sulla sua relazione con l’attuale ragazzo, totalmente dedito ad alcool e droga e che la sta trascinando sempre più giù.
Silvie ci dice che “Fare la fidanzata non è come fare la crocerossina”. Lei infatti riconosce di avere sempre vissuto con l’abitudine di occuparsi tanto degli altri e poco di sé e della sua vita. É un piccolo momento di consapevolezza che la interroga sulla sua relazione attuale, che descrive come “…Assolutamente malata”.
Pur con fatica decide di non occuparsi più del ragazzo per “Riprendere in mano la sua vita”. Decide di lasciare il lavoro che la sta stressando sin troppo per andare in un’agenzia di viaggi con orari molto più accettabili. Non solo, si riavvicina nuovamente a Luca, suo vecchio fidanzato ed unica figura “normale” e sinceramente affezionata a Silvie.
Riprendono a frequentarsi, già questo “stabilizza” un po’ Silvie, che ha molto bisogno di essere accompagnata sul tema cibo: scelta degli alimenti, quantità ed abbinamenti per riuscire a “tenere” dentro di se quanto ha mangiato senza dovere vomitare. Lavoro complesso che vede la collaborazione di Soremax passo passo con Silvie. É nostra assoluta convinzione che il recupero del piacere del cibo, che passa per il sapore, il colore, il gusto ed il profumo sia essenziale per ogni persona che vive il cibo come nemico, veleno e fonte di conflitto. Silvie “scopre” il cibo in un modo diverso da come è per lei da troppi anni, si stupisce di assaporare “nutrienti” che mai avrebbe scelto per suo conto e che non attivano subito in lei il bisogno di vomitare. Il lavoro continua, c’è bisogno di tempo perché non é possibile forzare delle tappe che passano per una presa di coscienza lenta e progressiva ma unica via per un rapporto con il cibo che torni, per quanto possibile, il più sano e normale.

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