Isabelle

  

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Isabelle
ricorda che sin da ragazzina è stata “in carne”, terribile espressione per dire grassa.
Siccome era simpatica e generosa i compagni di classe la coinvolgevano sempre nei loro giochi ma nell’attività fisica era in grande imbarazzo. Impacciata e goffa, si era fatta fare dal medico un certificato per non svolgere ginnastica a scuola come le altre ragazze.
In adolescenza per qualche anno aveva perso peso ed era proprio contenta, aveva avuto per due anni un flirt con un ragazzo, poi di colpo lui era sparito. Non solo, il ragazzo si era messo con una sua amica. Risultato: aveva perso amica e ragazzo. Da allora si era rifugiata nel cibo, aveva sempre voglia di sgranocchiare qualcosa, soprattutto dolci, pur sapendo che le facevano male.
I genitori le avevano tentate tutte, con le buone e con le cattive: diete, controlli medici e ginnastica, invano. Una serie di colloqui con uno psicologo avevano attenuato la “fame” di Isabelle, ma lei aveva deciso di interrompere le sedute.
Ora Isabelle è una giovane donna di 26 anni, ha studiato informatica, sua passione, e lavora in una grande azienda. Ha praticamente provato tutte le diete possibili, all’inizio riesce a perdere peso ma nel giro di uno-due mesi perde il controllo e riprende il peso con in più delusione e rabbia per lo scacco subito.
É stata anche ricoverata presso un centro specializzato ma ha interrotto il programma di cura dopo tre settimane perché si sentiva “in prigione”.
Vive ancora con i genitori (è figlia unica) ed i rapporti familiari sono buoni.
Il cruccio dei genitori è vederla da sola senza un compagno, lei che è una ragazza cosí brava e sensibile. Ha avuto una relazione con un collega di lavoro, anch’egli sovrappeso e così ci dice Isabelle: “Abbiamo lo stesso cruccio, non ci piacciamo ma stare soli è doloroso”. La storia va avanti tra alti e bassi per un paio di anni poi il ragazzo si trasferisce in una sede estera dell’azienda.
É uno choc per Isabelle, lui le assicura che anche a distanza la loro storia potrà continuare ma lei ha una bruttissima sensazione. Inizialmente riescono a vedersi almeno una volta al mese poi le cose si fanno difficili. Il ragazzo si allontana sempre più sino a quando Isabelle in un momento di rabbia decide di chiudere la storia. Lui “sparisce” e conferma ad Isabelle che la storia era finita già da tempo, purtroppo. Gli effetti di questa rottura sono molto pesanti per Isabelle: prende ancora peso, dorme male e spesso la sera beve dei superalcolici per… aiutarsi a dormire.
Le giornate di Isabelle sono tutte uguali, si alza, va al lavoro, rientra e mangia. Il sabato e la domenica guarda delle serie televisive e… mangia.
I genitori sono disperati perché Isabelle sembra essersi “lasciata andare”, non ha interesse per nulla, non vede persone e mangia, mangia… La costringono “obtorto collo” a consultare un nutrizionista (uno dei tanti) che però ha con lei un approccio diverso. Anziché parlare di diete, cibi ed abbinamenti, le propone il test PCS che noi di Soremax abbiamo preparato: una serie di venti domande volte a conoscere il rapporto tra le emozioni ed il cibo. Infatti pensiamo che se non si parte dall’intima connessione tra il mangiare e le nostre emozioni non ha senso parlare di calorie, zuccheri e nutrienti…
Il test incuriosisce un pò Isabelle, stupita che il nutrizionista non le prescriva una dieta (che lei sa bene non funzionerà). I dati del test evidenziano aspetti emozionali legati al senso di abbandono ed una profonda nostalgia. Questi elementi vanno ovviamente inseriti e compresi nella storia di Isabelle, per cui il nutrizionista le suggerisce un incontro con Soremax con la promessa che non si parlerà assolutamente di cibo e diete.
Con questa rassicurazione Isabelle ci incontra. Il colloquio è difficile, Isabelle è sfiduciata ed arrabbiata con il mondo e, soprattutto, con se stessa. Riusciamo a concordare altri appuntamenti volti a capire l’origine dei suoi sentimenti di abbandono e nostalgia. Poco alla volta emerge il profondo dolore per un trasferimento quando aveva otto anni, da un paesino tranquillo alla grande metropoli, che Isabelle ha vissuto malissimo. Non ne aveva mai parlato con suoi genitori per non preoccuparli ma si sentiva proprio perduta, senza le sue amichette di scuola. Ad un certo punto della seduta si ricorda che rubava dei soldini in casa per comperare di nascosto delle merendine che mangiava a scuola. Il cibo per lei cominciava ad essere un “ansiolitico”, le permetteva di vivere senza percepire troppo dolore. Passiamo poi al doloroso capitolo degli abbandoni dei ragazzi che ancora la fanno soffrire enormemente. Ci dice che il vuoto che percepisce può essere colmato solo con il cibo, che la riempie e stordisce al contempo.
Verbalizzare questi aspetti è l’inizio del lavoro psicologico per Isabelle, ma occorre affrontare “di petto” il totale disordine alimentare della giovane.
Isabelle ci aveva raccontato che talvolta mangiava dei cibi ancora parzialmente surgelati, tanto per riempire, non per nutrirsi!
Come Soremax utilizziamo gli aspetti sensoriali-gustativi del cibo per un approccio più sano al cibo stesso, slegati dalla conta delle calorie o da altri aspetti “tecnici” dell’approccio all’alimentazione che sappiamo essere troppo spesso fallimentari per le diete di queste persone.
Sapore, colore, piacere, gusto e umami (il quinto gusto) sono gli assi di lavoro di Soremax per approcciare il cibo come un piacere, un ritrovato desiderio di assumere ciò che ci piace e fa bene.
In parallelo alle sedute psicologiche Isabelle viene “accompagnata” a fare la spesa, conoscere i vari alimenti, abbinarli ed apprezzarne profumo e gusto (per lei totalmente estranei).
È un lavoro delicato da fare assieme a noi di Soremax, per permettere ad Isabelle di acquisire consapevolezza di sé nella riscoperta del cibo come piacere e non “nemico” o veleno.
Isabelle è poi stimolata a recuperare un minimo di vita sociale, incontrare persone e non passare i fine settimana davanti alla televisione…
Sapendo che le piacciono gli animali la convinciamo ad offrirsi come volontaria presso un’Associazione. Dapprima esita poi si convince e inizia a partecipare alle attività di raccolta fondi ed a seguire alcuni cagnolini abbandonati ed in carico all’Associazione stessa.
Non passa neanche un mese ed un bel setter (abbandonato) “la sceglie” ed Isabelle decide di portarlo a casa. I genitori sono contrari, non hanno mai avuto animali in casa e la madre ha paura dei cani! Breve battaglia casalinga ed, ovviamente, il setter ora è ben piazzato in casa ed è la gioia di tutti e tre per la sua dolcezza e giocosità.
Il lavoro continua, Isabelle è consapevole che questo è solo l’inizio di un percorso che potrà fare accompagnata da Soremax ma che esige (responsabilmente) che lei contribuisca al buon esito finale, senza sentirsi in colpa, “sbagliata” o malata…

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Löic


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Löic è un ragazzo trentenne che lavora in un’agenzia immobiliare da molti anni.
É apprezzato e ben visto dal titolare e dai colleghi per la sua professionalità e correttezza.
Tiene molto al suo aspetto e veste sempre con grande gusto ed attenzione ai dettagli, che siano una certa scarpa, una camicia o una giacca elegante.
Piuttosto riservato non ama parlare della sua vita extra lavorativa e raramente partecipa ad aperitivi tra colleghi. Racconta però spesso di viaggi avventurosi in luoghi bellissimi con piccoli gruppi di partecipanti. In agenzia i colleghi non sanno se Löic ha una ragazza o se, magari, è così riservato perché non vuole far sapere che è gay.
Tant’é, Löic lavora con ottimi risultati ed un buon guadagno, più che meritato.
Un giorno un suo collega intravvede sul suo tavolo di lavoro un farmaco utilizzato per perdere peso.
Ingenuamente chiede perché ne fa uso, dato che Löic è sicuramente in forma e certo non ha del grasso addosso.
Löic appare molto contrariato dalla domanda, non sa bene cosa rispondere ed appare piuttosto aggressivo con il collega.
Altri colleghi, casualmente, assistono alla scena e cercano di pacificare l’atmosfera ma Löic è molto scosso, risentito e di colpo esce dall’agenzia tra lo stupore dei colleghi.
Martine, una sua collega, dispiaciuta per quanto accaduto, lo segue per rassicurarlo ma viene respinta e si ritrova investita di parole sgradevoli…
In agenzia rimangono tutti colpiti e dispiaciuti dall’accaduto, è un fulmine a ciel sereno.
Il giorno successivo Löic non va al lavoro, si da malato e non risponde alle telefonate del capo e dei colleghi. Anzi, resta “in malattia” per una settimana con i colleghi sempre più sconcertati e dispiaciuti.
Quando rientra al lavoro nessuno fa cenno all’accaduto, ovviamente nemmeno lui.
Martine, che lo aveva seguito fuori dall’ufficio, non riesce a fare finta di nulla e “dolcemente” gli parla per capire qualcosa ed offrire la sua sincera amicizia.
Si vedono alla sera in un bar e Löic con gli occhi umidi le dice che sta molto male e non vuole mostrarsi bisognoso agli altri ma non ce la fa più e scoppia a piangere.
Martine è molto scossa ed ora comprende la grande sofferenza sempre nascosta di Löic. Con grande delicatezza attende che Löic prosegua per dare conto del motivo di tanta angoscia e dolore: apprende così che il giovane è anoressico da tanti anni, mangia sempre le solite due o tre cose e non sgarra mai. Non solo, va molto spesso in palestra per bruciare calorie e da qualche settimana è riuscito a farsi prescrivere da un medico dei farmaci per “dimagrire” visto che si percepisce grasso !
Appare chiaro ora il motivo dei comportamenti “bizzarri” di Löic, il segreto che cercava di mantenere in ufficio ed il suo essere sempre “controllato” e algido.
Martine si preoccupa per Löic e si offre di dargli delle indicazioni per potere accedere a colloqui o gruppi per affrontare la sua sofferenza che gli distrugge la vita.
Martine su internet trova Soremax che gli pare possa essere un’occasione per Löic di iniziare ad affrontare il suo dolore e la sua sofferenza aiutato da altre persone.
Löic giunge al colloquio accompagnato da Martine, che si rivela davvero amica e vero sostegno per il ragazzo.
Colpisce sin da subito che Löic mangi due o tre alimenti, totalmente inadatti a fornirgli vitamine, calorie e nutrimento necessario ad un giovane uomo. Parla di se come grasso e sempre alla ricerca di un modo per perdere peso sia con la ginnastica che con la dieta da “prigioniero di guerra” ed ultimamente con i farmaci che gli danno effetti collaterali come forti mal di testa.
É una situazione davvero complessa ma in qualche modo ora Löic ha rotto il suo segreto con Martine che è ben decisa a fare qualcosa per il collega che sente umanamente fragile e bisognoso.
Il nostro approccio in questo caso privilegia l’aspetto del nutrimento, del cibo, che per Löic è veleno, rifiuto, rischio di ingrassare per lui che già si percepisce sovrappeso.
Il test PCS che gli proponiamo ci da molte informazioni a cavallo tra gli aspetti psicologici e le emozioni rispetto all’assumere certi alimenti o meno.
È un primo approccio che ci aiuta a proporre a Löic di imparare a conoscere il cibo nell’aspetto di sapore, colore, profumo, abbinamenti e modo di cottura per ritrovare ricordi ed emozioni ben fissate nella sua mente sia negli aspetti negativi che positivi.
Un primo passo per cercare di mettere ordine in un “disordine” totale di Löic rispetto al cibo, senza contare calorie e zuccheri ma valorizzando gli aspetti sensoriali nell’atto del mangiare.
Löic è molto perplesso ma consapevole che si trova in un vicolo cieco e deve fare qualcosa e dare fiducia a qualcuno.
Nel giro di qualche mese Löic inizia ad assaporare cibi che non mangiava da anni, abbandona i farmaci “per dimagrire” e riesce a ridurre l’ossessione per l’attività fisica in palestra.
Il lavoro sensoriale sul cibo è affiancato dalle sedute psicologiche per dare parola alla sua angoscia e sostenerlo nel difficile percorso che ha intrapreso, consapevole che se si arriva “sul fondo del bidone” non si può che risalire!
Utilizziamo altri test psicologici per avere elementi riferiti alle vicende familiari, alla storia di Löic, per aiutarlo a rivedere e riconoscere l’origine della sua sofferenza nascosta per così tanti anni agli altri.
Il lavoro è in corso, Martine è sempre molto vicina a Löic e di vero sincero supporto. I più “maligni” dicono che i due hanno iniziato una storia, si vedono assiduamente e fanno coppia fissa…


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Céline e Carla

  

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Celine, una ragazza diciassettenne ci consulta dato che è molto preoccupata per la sorella minore di  due anni, Carla, che da alcuni mesi mangia molto poco e svogliatamente. Celine poi scopre che Carla nasconde del cibo nella stanza, cibo che poi getta via senza farsi accorgere. Le due sorelle vanno molto d’accordo e sono complici in quello che fanno. Carla chiede a Celine di non dire nulla del suo mangiare ai genitori, di mantenere il segreto.
Genitori che parlano poco con le loro figliole, sono entrambi lavoratori per non fare mancare nulla in casa, soprattutto il padre che fa degli extra lavorativi per consentire un tenore di vita più elevato a tutti loro.
Ovviamente Celine è combattuta tra il rispettare il volere della sorella e la preoccupazione per un comportamento che sa potenzialmente pericoloso.
Per molti mesi le cose vanno avanti cosí sino quando una sera Carla rientra a casa ubriaca.
I genitori non sembrano fare molto caso a Carla mentre Celine è estremamente preoccupata per la sorella e non sa bene cosa fare.
Soprattutto é stupita per il fatto che i genitori non sembrano vedere nulla, parlano poco con le ragazze e sembrano tenere solo al loro rendimento scolastico, che per la cronaca è ottimo per entrambe.
Celine chiede un colloquio all’infermiera della scuola (che entrambe le ragazze frequentano) per avere un consiglio e capire meglio come comportarsi con Carla. L’infermiera si offre di incontrare in modo riservato Carla per parlare assieme e tentare di affrontare la sua sofferenza.
Carla si rifiuta, anzi è arrabbiata con Celine che in qualche modo ha “rotto” il segreto che le aveva chiesto di mantenere.
Celine quindi si ritrova al punto di partenza, non sa che fare e Carla ora è arrabbiata con lei per avere parlato della sua sofferenza ad un “estraneo” a scuola.
Carla poi peggiora, mangia sempre meno e fa esercizi di step per bruciare calorie, nella quasi totale indifferenza dei genitori.
Celine non riesce più a fare finta di nulla, si scontra con i genitori mentre Carla è fuori casa e li accusa di essere totalmente ciechi e sordi allo stare male di Carla ed anche alla sua enorme preoccupazione dato che sembra l’unica consapevole di quanto accade in famiglia!
Su consiglio dell’infermiera della scuola Celine contatta Soremax per avere aiuto.
La incontriamo ed è veramente preoccupata (ed arrabbiata) dato che sente di essere lei “genitore” di Carla con i veri genitori che sembrano ben poco consapevoli di quanto accade in famiglia.
La situazione è complicata, Celine si ritrova in mezzo ma non si sente di voltare la testa mentre la sorella deperisce a vista d’occhio con i genitori “assenti” e irresponsabili.
Con il suo assenso le proponiamo di convocare i genitori per esprimere la preoccupazione di Celine per Carla e capire quanto siano in grado di cogliere ció che accade in famiglia, la sofferenza della figliola minore ed il rischio di una condotta anoressica per una ragazza adolescente. Il padre si rifiuta di incontrarci, solo la madre si presenta ma in modalità “molto difesa”.
Con grande attenzione e delicatezza cerchiamo di capire quanto la madre sia consapevole della sofferenza di Carla e scopriamo (!) che anche la signora era stata anoressica per un lungo periodo a cavallo tra l’adolescenza ed i primi anni del matrimonio. Erano seguite feroci litigate con il marito per via della sua anoressia con il rischio di una separazione se lei non avesse preso del peso e regolarizzato le mestruazioni per restare incinta. In questo modo “forzato” la madre aveva preso peso ed era nata Celine e dopo due anni Carla. Il marito con il suo modo semplice e razionale aveva sempre pensato che non mangiare era una mania delle donne per restare magre, in linea.
I colloqui successivi sono molto più “autentici”, la signora mostra di comprendere bene Carla e la sua sofferenza che ha conosciuto bene ed in prima persona tanti anni prima. Ci dice anche che spesso ha tentato con il marito di parlarne ma lui non vuole sentire nulla dato che basta volere e si mangia, si prende peso senza creare caos in famiglia.
Anzi il marito accusa la moglie di avere “contagiato” la figliola con questa storia dell’anoressia.
Il quadro familiare é molto complesso e difficile da affrontare, tenuto conto che Carla ora capisce che tutti sono al corrente del suo non mangiare ed è parecchio angosciata ed arrabbiata.
Per potere continuare il nostro lavoro dobbiamo contare sul minimo di “alleanza terapeutica” che possiamo instaurare con la mamma, che conosce bene la sofferenza anoressica e in qualche modo ha già cercato di proteggere la figlia pur in modo ambivalente.
Dobbiamo incontrare la signora molte volte per rassicurarla che nessuno ha intenzione di colpevolizzarla per quanto avviene in casa, anzi lei al momento è l’unica persona in grado davvero di aiutare Carla dal suo ruolo di genitore. Va da se che la signora deve affrontare il marito e “costringerlo” almeno ad un incontro con Soremax.
Pur con fatica l’appuntamento si concretizza e, inaspettatamente, Carla vuole essere presente, per “…Dire la sua in prima persona”.
Incontro molto teso come è possibile immaginare, Carla esplode più volte ed attacca il padre e già che c’è anche la madre… La madre poi si decide a parlare alle figliole della sua anoressia prima della loro nascita, nella sorpresa soprattutto di Carla.
Ci tocca fare da “arbitri” del match nella speranza di potere ottenere un minimo di consapevolezza da parte di tutti, passata l’arrabbiatura dei membri della famiglia. Siamo indecisi se proporre altri incontri “tutti assieme” o separati. Decidiamo di giocare il tutto per tutto e vedere la famiglia al completo, genitori e figlie. Il padre si sente “attaccato” dalle sue tre donne e reagisce dicendo che se ne sarebbe andato via di casa.
In effetti va dal fratello per qualche giorno ma non riesce a stare lontano dalla moglie e dalle figliole perché si sente perduto, solo e mutilato!
L’angoscia che prova nello stare lontano dalle “sue donne” lo costringe a tornare ai colloqui familiari ben più disposto ad ascoltare. Soprattutto capire che non mangiare non è per “tenere la linea” ma nasconde emozioni e dolore per chi ne soffre. É un punto di partenza per il padre che rientra a casa accolto con tenerezza dalle “sue donne” che vogliono capisca quanto lui è importante per tutta la famiglia ma ugualmente “deve” ascoltare e parlare con loro di emozioni, desideri e difficoltà senza chiudersi a riccio.
Il lavoro di consapevolezza è in corso, la madre ora può essere molto più vicina a Carla, Celine torna a fare la figlia ed il padre sa quanto è “importante” nella sua famiglia.

Il testo è redatto nel rispetto del Codice della Privacy-GDPR-regolamento UE 2016/679

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